Cashback, girare ai ristori a bar e ristoranti le cifre stanziate?

Pochi i soldi stanziati dal Governo per bar e ristoranti: l'ex viceministro Zanetti propone di cancellare il cashback. Italia Viva, che aveva contestato la novità, pronta a un emendamento col sostegno del Centrodestra.

Cashback, girare ai ristori a bar e ristoranti le cifre stanziate?

Con lo scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro, il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare il quinto decreto Ristori, nel quale 12-15 miliardi di euro dovrebbero essere destinati alle attività colpite dalle misure anti-pandemia, utilizzando però anche i 5,3 miliardi del fondo creato con “Ristori quater” a fine 2020. In pratica saranno stanziati solo da 8 a 10 miliardi in più. Le associazioni di categoria (Fipe e Fiepet) hanno già presentanto richieste di modifiche sostanziali in occasione dell’incontro col ministro Patuanelli.

Ecco perché c’è chi propone ora di sospendere lil progetto Cashback e destinare quei fondi ad incrementare gli aiuti a bar e ristoranti. L’idea nasce da un post di Enrico Zanetti, già viceministro dell’Economia nel governo Renzi, che potrebbe concretizzarsi con un emendamento che chieda di aumentare lo stanziamento complessivo previsto per i ristori. La proposta potrebbe essere quella di utilizzare quasi tutti i 4,7 miliardi destinati invece al cashback, ovvero i rimborsi del 10% per chi fa acquisti con carta di credito o bancomat.

Se l’idea prendesse corpo sarebbe uno dei primi problemi all’immagine del premier Conte, visto che il cashback è una sua bandiera personale. Proprio il Presidente del consiglio aveva spinto per questa riforma nonostante le perplessità interne alla maggioranza: non tanto sull’obiettivo in sé, condiviso da tutti, di ridurre l’uso del contante, quanto per la tempestica scelta.

Azzerare il cashback di Conte per potenziare i ristori a favore dei bar e ristoranti che hanno dovuto chiudere per scelta del premier, anche contro il parere degli scienziati, sarebbe un segnale politico simbolico impoertante. L’emendamento potrebbe essere presentato nella commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove oggi maggioranza e opposizione hanno gli stessi voti. E il pareggio, per il regolamento del Senato, vuol dire bocciatura.

Il Ristori 5 dovrebbe contenere anche un aiuto ai professionisti e calcolo sulle perdite del secondo semestre o dell'intero 2020.
La parte determinante sarà l'ammontare e la modalità dei Ristori. Si dovrebbe arrivare ad un'estensione di aiuti a fondo perduto a tutte le categorie, professionisti inclusi, colpite direttamente o indirettamente dalle misure anti Covid. Non ci saranno quindi più i codici Ateco a delimitare il campo, nè ci si dovrebbe basare sui dati di aprile come base di calcolo. L'attenzione dovrebbe essere sul secondo semestre 2020, se non - come sembrerebbe più logico - a tutto l'anno. È possibile che resti la soglia della perdita del 33% del fatturato, salvo elevare l'importo per avere aiuti ad un 50% in meno dei ricavi del 2019 qualiora, coem è molto probabile, non ci fossero fondi a sufficienza.

26 settimane di Cassa integrazione. Gli ammortizzatori sociali che saranno ancora protagonisti anche del nuovo provvedimento anti crisi, soprattutto con il rifinanziamento della Cig per i settori non coperti dalla cassa ordinaria e del fondo per la decontribuzione delle partite Iva. Qui si parla di spostare fino all'autunno il periodo di garanziaper le aziende che non saranno in crisi totale.

Secondo quanto dichiarato dal ministro Gualtieri si starebbe inoltre  «lavorando al primo decreto attuativo per disciplinare il fondo, istituito in legge di Bilancio, per l'esonero del pagamento dei contributi previdenziali di lavoratori autonomi e professionisti più colpiti dalla crisi». Con il nuovo Dl Ristori, ha invece detto la ministra del Lavoro Nunzia Catalfamo, «rifinanzieremo con un miliardo e mezzo questo fondo per garantire loro un 'anno bianco' contributivo».

Altro capitolo allo studio è la cosiddetta perequazione fiscale promessa dal Governo a fine anno. A partire dalla cancellazione delle tasse sospese. Come scrive il Sole 24Ore "una strada potrebbe essere quella di dare al contribuente la possibilità di optare tra accredito diretto in conto corrente, come avvenuto fino ad oggi per oltre 3,3 milioni di partite Iva, e un credito d’imposta da utilizzare in compensazione per ridurre le tasse rinviate a marzo (iva, ritenute e contributi di novembre e dicembre) o ad aprile con gli acconti di fine novembre 2020. Tutta da studiare anche la promessa cancellazione delle tasse per il quale il decreto ristori di fine anno ha lasciato in dote un fondo da 5,3 miliardi di euro".

Tutta questa partita si aggirerebbe sui 50 miliardi di euro di cassa, anche se "solo" 40 miliardi di competenza del 2021 perchè 10 sarebbero soldi non spesi nel 2020. Accanto agli aiuti, che come abbiamo anticipato varieranno da 12 e 15 miliardi, ci saranno 2 miliardi destinati agli enti territoriali e un miliardo al trasporto locale, per il quale non è stato fatto ancora nulla.