Celebrazione della giornata del Ricordo per le vittime delle Foibe a Cassano Magnago
Nella mattinata odierna si è tenuto il consueto cerimoniale di commemorazione dei Martiri delle Foibe d’Istria, Dalmazia e Fiume, attraverso la processione che dall’entrata del cimitero è arrivata fino alla targa del ricordo.
Presenti i rappresentanti della maggioranza, delle forze politiche d’opposizione, i neo eletti del consiglio comunale dei ragazzi, la polizia locale, le delegazioni delle forze armate e delle associazioni e numerosi di cittadini.
Il Sindaco Nicola Poliseno ha tenuto un intenso ed appassionante discorso, che riportiamo integralmente, dove ha toccato i temi del ricordo delle barbarie dei totalitarismi del 900, della necessità che i giovani trovino la necessaria curiosità, per approfondire quei temi che non vengono trattati dai media e dell’impegno di tutti i cittadini nel tramandare la memoria della storia.
Al termine del discorso il Sindaco ha regalato ai membri del consiglio comunale dei ragazzi il libro di Gianpaolo Pansa “Il sangue dei vinti”, invitandoli alla lettura.
Prima di uscire dal cimitero le forze armate hanno reso omaggio a tutti i morti, abbassando la bandiera e lambendo tutti i lati del perimetro della struttura.
È seguita la funzione religiosa che ha concluso così la giornata dedicata alla Memoria.
Discorso del Sindaco Nicola Poliseno:
“Quella di oggi è la nostra quattordicesima commemorazione. Il 10 febbraio 2007, dopo una mozione del Consiglio Comunale, è stata posata la targa a cui questa mattina ci rivolgiamo e rinnoviamo nuovamente l’originario desiderio di porre termine a ogni residua “congiura del silenzio” e a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze.
Celebrare il giorno del ricordo significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta tra la II guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda. Un capitolo totalmente buio della storia nazionale ed internazionale, che causò sofferenza e spargimento di sangue innocente. Mentre sul territorio italiano la conclusione del conflitto tra i nazifascisti sanciva la fine dell’oppressione e il graduale ritorno alla libertà e alla democrazia, un nuovo destino di sofferenza attendeva gli italiani nelle zone occupate dalle truppe slave.
Tanti innocenti colpevoli solo di essere italiani e di essere visti come un ostacolo al disegno di conquista territoriale e di egemonia rivoluzionaria del comunismo titoista. Impiegati, militari, sacerdoti, donne, insegnanti, partigiani, antifascisti, persino militanti comunisti conclusero tragicamente la loro esistenza nei durissimi campi di detenzione, uccisi attraverso esecuzioni sommarie o addirittura gettati, vivi o morti, nelle profondità delle Foibe. Il novecento è stato un secolo segnato da enormi orrori e si arricchiva così del termine “Infoibato”.
C’è poco da fare, in una fase storica come quella presente, in cui il ruolo della memoria può contare sempre meno sull’apporto di testimoni delle cose che si vogliono ricordare, la nostra coscienza nazionale deve fare un passo in avanti e tocca a noi, alle istituzioni scolastiche, alla politica, ai media, alle persone di cultura.
Facciamo tesoro del passato per costruire un futuro dove la violenza, l’odio, siano solamente un doloroso ricordo. Lo dobbiamo a noi stessi, all’Italia ma soprattutto ai giovani verso i quali abbiamo il compito di trasmettere la conoscenza della storia, seppur per certi periodi dura e terrificante, affinché si continui a mantenere la memoria facendosi loro stessi testimoni e crescano nel rispetto assoluto ed incondizionato della dignità umana.
Il lavoro della memoria non ammette neppure leggere distrazioni ma chiede a tutti noi la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto accaduto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire, di ricominciare per costruire un futuro in nome della democrazia e della libertà, e anche ricordare il dramma delle Foibe può aiutarci a non perdere la strada. La strada della convivenza pacifica e del riconoscimento del valore delle differenze e del rispetto dell’altro.
Solo divulgando i riferimenti appena richiamati ed investendo tutti nel loro contenuto che, come il sottoscritto, continuano a pensare ad una dimensione della vita nella quale l’aspirazione all’uguaglianza delle opportunità e al governo sociale della produzione di ricchezza, continueranno ad avere piena legittimità, solo così i contenuti della giornata del Ricordo potranno essere affrontati con la dolorosa consapevolezza che essi ci riguardano.
Il ricordo, oggi, è per me un dovere come Sindaco, ma prima di tutto come uomo, padre, compagno di viaggio di questi ragazzi e come cittadino italiano; è un monito per tutti noi perché siamo tenuti ad impedire che l’ignoranza e l’indifferenza abbiano la prevalenza e perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana.
Lo dobbiamo insieme ritenere un dovere nei confronti dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime e dei rappresentanti delle associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia.”