Coronavirus, a scuola si insegnano le regole, forse
Coronavirus a Varese – Scuola chi fa da sé fa per tre diverse situazioni
Galli: “Ora bisogna vivere normalmente seguendo le indicazioni delle autorità”.
Preso atto che il coronavirus era in Italia molto prima dell’emergenza in atto e che non si era capito subito di cosa si trattasse, il noto infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, tra i tanti consigli, ne ha dato uno di una semplicità disarmante: “Ora bisogna vivere normalmente seguendo le indicazioni delle autorità”. E’ di ieri un nostro articolo “Scuole di Varese e Coronavirus, come l’8 settembre 1943” nel quale parlavamo di ambiguità per quanto riguardava il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020 che avrebbe tratto in inganno, come avvenne con l’annuncio dell’armistizio del 1943, le persone per la poca chiarezza. L’aver rinnovato le misure cautelative, sostituendo al termine “chiusura” delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, usato nel decreto di settimana scorsa, con il termine “sospensione” ha fatto si che ci fossero diverse interpretazioni. Già settimana scorsa in alcuni istituti si era rilevata la presenza di personale regolarmente ammesso nonostante che si parlasse di chiusura delle scuole e imponendo, inoltre, a tutto il resto del personale assente, come da decreto, di prendere permessi, ferie e recuperi a copertura delle ore; imposizione poi rientrata in base all’art. 1256 del Codice civile: “L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore (nel nostro caso dipendente della scuola), la prestazione diventa impossibile. Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento”. Quindi il personale assente non doveva essere considerato né in ferie né in permesso né in recupero giorni, ma essere regolarmente pagato, non dipendendo da loro, ma da cause di forza maggiori la loro assenza. Già tutto ciò, presenza negli edifici di personale che non doveva esserci e l’imposizione riguardante le assenze denotava una scarsa attenzione da parte dei dirigenti per le disposizioni ministeriali e regionali per non dire di peggio, mentre lo stato attuale di gestione dell’emergenza scolastica dipende da come viene interpretata la frase nel nuovo decreto: “sospensione dell’attività didattica”. Se gli alunni sono già stati allontanati dalle scuole è chiaro che nella politica di contenimento del contagio non solo gli alunni, ma anche coloro che partecipano alla attività didattica (docenti) e a nostro modesto parere anche il personale non strettamente necessario, non dovrebbero essere presenti a scuola. Di fatto, dalle notizie che ci giungono da più parti ,la maggioranza dei dirigenti scolastici ha applicato in maniera restrittiva le disposizioni del decreto e negli istituti scolastici non c’è presenza di docenti, in molti casi è presente addirittura il solo personale amministrativo o di servizio strettamente necessario. Qualcun altro invece pare abbia convocato tutto il personale per poi mandarlo a casa, qualche altro, al contrario, ha imposto la presenza di tutto il personale e gli assenti devono giustificare con ferie, permessi, recuperi. Prescindendo dalla disparità di trattamento posta in atto tra chi se ne può stare tranquillamente a casa senza rischiare il contagio e, a questo punto presumiamo anche senza rimetterci ferie permessi e recuperi di tasca propria e chi è costretto alla presenza in istituto, concludiamo che il consiglio del professor Galli, di seguire le indicazioni delle autorità, possa quindi valere per alcuni e non per altri. Ci si chiede poi cosa vadano a fare questi docenti visto che erano state indicate come eccezioni la presenza di personale solo per sanificazioni, degli amministrativi strettamente necessari, mentre per l’e-learning mi sembra si parlasse solo di organizzazione, anche qui con una certa ambiguità. Cosa si fa, si va a scuola ad organizzare la formazione a distanza, o la formazione a distanza deve esistere e cosa più logica la si attua da casa! Immagino già una sala docenti piena di venti o trenta persone che alla mattina si trovano riuniti a decidere cosa fare, alla faccia delle disposizioni di non fare assembramenti e del personale amministrativo, chiuso ciascuno nel suo ufficio e senza contatti col pubblico dato che le scuole, che hanno rispettato il decreto, hanno i cancelli chiusi. Mi spiace presidente del Consiglio dei Ministri Conte e Governatore della Lombardia Fontana ma i vostri decreti, almeno per quanto riguarda l’emergenza coronavirus di certi istituti scolastici della Provincia di Varese non sono decreti “legge” ma decreti “interpretativi”. Forse, vista la gravità della situazione, oltre che la sospensione dell’attività didattica bisognerebbe attuare altre sospensioni . O forse la situazione non è così grave da mettere a repentaglio la salute del personale e allora perché Galli è così preoccupato. Francamente queste incertezze all’italiana stanno sconcertando un po’ tutti, soprattutto perché, essendo ben conosciute e, ripetiamo quello che abbiamo scritto ieri non faccciamo nomi di enti per non creare inutili allarmismi, nessuno da disposizioni o prende provvedimenti in merito.