Don Roberto Malgesini, Marco Casale:LA VITA DEL CRISTIANO NON E’ TOLTA MA DONATA
Riposa in pace don Roberto, il Signore ti doni la ricompensa dei giusti.
L'uccisione di Don Roberto Malgesini, ha scosso tante coscienze, fino ai vertici della Chiesa, per l'impegno sociale e la bontà dimostrata concretamente da Don Roberto.
Ci affidiamo alle parole di Marco Casale:
"LA VITA DEL CRISTIANO NON E’ TOLTA MA DONATA La morte di don Roberto Malgesini ci scuote e ci interroga profondamente, riguardo l’assurdità di essere uccisi da una persona tante volte aiutata, riguardo l’opportunità di esporsi volontariamente a simili rischi.
Papa Francesco lo ha definito “martire, testimone di carità verso i più poveri”. Questo pone a ciascuno di noi la domanda seria: Per cosa vale la pena vivere? per cosa vale la pena morire?. Alcuni l’hanno definita una tragedia dell’immigrazione, ma così si offende la memoria di Don Roberto. Amplificare sentimenti di odio pretendendo di ridurre il mistero della sua vita e della sua morte a facili slogan già confezionati porta ad andare sempre più lontani da un senso di umanità e fratellanza, oltre che da Gesù e dal suo Vangelo. Molte persone in questi giorni mi hanno chiesto come sto, se sono preoccupato, mi hanno raccomandato di essere prudente nel mio quotidiano servizio ai poveri. Rispondo che sono sereno, che sento sempre più il bisogno di stare vicino ai poveri e agli ultimi, che questa è una vocazione prima che una scelta. L’incontro quotidiano con la donna vittima di violenza, con il padre di famiglia disperato per la perdita del lavoro, con il carcerato che combatte fra il desiderio di cambiare vita o tornare a delinquere, mi attrae e coinvolge umanamente e affettivamente, spesso fino alle lacrime, e mi convince sempre più che questo è il posto dove stare, come cristiano e come prete. Non cerco la mia sicurezza quando sono accanto a persone con una vita priva di qualsiasi sicurezza. Cerco di evitare ogni senso di superiorità e arroganza, di seguire i consigli di persone sagge, di costruire relazioni buone.
Questo mi fa sentire in sicurezza. Mi è capitato alcune volte di avere paura. Quando ero cappellano in carcere e un affiliato alla mafia mi ha confidato di avere pensato di prendermi a testate ma che all’ultimo momento qualcosa lo ha trattenuto, quando un omicida ha avuto uno scatto d’ira e altri compagni di sventura come lui lo hanno fermato.
Vi confido che in momenti come questi sento forte l’aiuto del Signore, poi penso ai padri e alle madri che ogni giorno rischiano la vita per amore della propria famiglia e la paura passa. Qualcuno ha scritto che don Roberto è morto solo, perché è stato lasciato solo.
Personalmente non lo credo, perché ho sentito le parole del vescovo, del suo parroco don Gianluigi che conosco personalmente e che stimo, delle tante espressioni di dolore e di vicinanza sincere di persone semplici che gli erano vicine e che sentono più di tutti la sua mancanza. Guardando alla realtà di Varese posso dire di non sentirmi solo ma di sentire la vicinanza di tante persone.
Sento vicino il popolo di Dio e la città solidale, sento la presenza discreta ma concreta di donne e uomini che non si rassegnano all’indifferenza, che offrono quello che hanno in tempo, denaro, intelligenza, per aiutare i più bisognosi, perché non sopportano le tragedie della marginalità, della solitudine, della disperazione, che si consumano ogni giorno davanti ai nostri occhi.
Il bisogno di amare perché ci si sente amati, di dare perché si è ricevuto tanto, diventa un’urgenza del cuore, una necessità a cui non ci si può sottrarre. Riposa in pace don Roberto, il Signore ti doni la ricompensa dei giusti. Dal cielo, ricordaci sempre che la vita nessuno ce la toglie, se l’abbiamo donata per amore di Gesù e dei fratelli."