Fedez s'incazza – Codacons risponde : “Scuse entro 48h”
«Vogliono bloccare la raccolta fondi per il coronavirus e chiedono soldi. Fermateli».
L'Associazione smentisce
Caro Codacons, quando non avevo 1 euro in tasca non avevo paura di quelli che mi querelavano. Figurati adesso che c’ho qualche soldino in più in tasca! In più in una causa che ho fatto a una persona che mi ha diffamato più volte su internet, il PM ha sostenuto che internet non è un mezzo diffamatorio! Si può dire il c***o che si vuole! Quindi vorrei aggiungere a tutto quello che ho detto in precedenza, caro Codacons, che potete andare a fare in c***o!
Oggi tutti dalla parte di Fedez persino Porro nella sua Zuppa.
Cos'è successo ?
Fedez contro il Codacons: «Vogliono bloccare la raccolta fondi per il coronavirus e chiedono soldi. Fermateli». Il cantante ha attaccato l'Associazione italiana per la tutela dei diritti dei consumatori perché avrebbe chiesto di bloccare i milioni raccolti per aiutare gli ospedali a fronteggiare l'emergenza Covid-19 giudicando la piattaforma GoFundMe poco chiara. Fedez e Chiara Ferragni hanno raccolto più di quattro milioni di euro e aiutato a costruire in tempi record un intero reparto di terapia intensiva. Il Codacons, attraverso l'Adnkronos, smentisce categoricamente le accuse del rapper: «Noi abbiamo chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile, perché almeno è un ente pubblico, e non si rischia che i privati non le destinino a chi devono...»
Immediata la reazione dell'artista, che sui suoi profili social - e con l'intento di sfruttare il suo potere divulgativo per diffondere la notizia il più possible - ha denunciato la situazione. In primis, ha attaccato il Codacons per un banner ingannevole che sfrutterebbe il coronavirus e il suo nome per chiedere agli utenti dei soldi. Poi l'appello ai followers: «Sono allibito. Fermateli, vogliono buttare via milioni di euro per gli ospedali!».
Tutto è cominciato con un comunicato del Codacons in cui si chiedeva al San Raffaele di Milano di «precisare se i lavori siano stati eseguiti effettivamente con i soldi raccolti attraverso l’iniziativa di solidarietà lanciata dalla coppia, o se la struttura abbia anticipato di tasca propria le spese per il nuovo reparto, in attesa di ricevere i fondi promessi».
Parte ora un nuovo esposto del Codacons all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Milano in cui si chiede di bloccare tutte le raccolte fondi ingannevoli o che applicano commissioni nascoste o equivoche agli ignari donatori. Ciò anche alla luce dell’intervento dell’Antitrust che pochi giorni fa ha disposto un intervento in via cautelare proprio nei confronti del sito web www.gofundme.com usato da Fedez e la Ferragni per il nuovo reparto al San Raffaele di Milano, in relazione alla presenza di costi nascosti connessi alle transazioni con carte di credito e debito e alla commissione facoltativa impostata automaticamente sulla cifra del 10%. I soldi pagati dagli utenti per tale commissione al 10% devono essere immediatamente restituiti ai cittadini (ipoteticamente 400.000 euro incassati dal fondo e 116.000 euro di spese carte di credito), e parte ora un nuovo esposto del Codacons all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Milano in cui si chiede di bloccare tutte le raccolte fondi ingannevoli o che applicano commissioni nascoste o equivoche agli ignari donatori».
Su Instagram e su Twitter Fedez non ha nascosto la rabbia per quanto è accaduto, è andato in fondo alla questione sottolineando che la piattaforma non è nata per volontà sua e della moglie, ma esiste da anni. «Volevo sottolineare una cosa. Abbiamo chiesto a GoFoundMe di prendere una parte di profitto e di girarlo agli ospedali colpiti dall’emergenza e siamo riusciti a tirar su 250 mila euro che GoFundMe ha deciso di darci e che abbiamo destinato all’ospedale di Bergamo, Cremona e al policlinico di Milano».
«Adesso un’associazione riconosciuta da tutte le istituzioni italiane propone di buttare nel cesso milioni di euro raccolti per gli ospedali pubblici? Intanto fanno una campagna, loro, spacciata per aiuto alla lotta contro il Coronavirus quando in realtà i soldi vanno a loro che si occupano di tutela dei diritti dei consumatori. Che con il Coronavirus non c’entra un ca….o, ma stiamo scherzando?... La gente che muore e voi chiedete i soldi per voi stessi. Dite di donare per non pagare le tasse. E questa è un'associazione parastatale che dovrebbe tutelare i consumatori...»
LA REPLICA DEL CODACONS «Intanto dobbiamo ringraziare questo signore, che credo sia un cantante, ma non ne sono certo, perché stiamo ricevendo moltissime donazioni da tanti che non sapevano si potesse fare ed ora grazie a lui lo sanno - dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi - Fedez non ha capito niente, noi raccogliamo fondi per le denunce, diffide, ricorsi in questo momento di emergenza. Sono già 42 le cose fatte e sì, sono fondi a sostegno del Codacons, ma per l'emergenza Coronavirus».
Sull'accusa di voler "bloccare le raccolte fondi private", Rienzi è ancora più netto: «Ma quando mai. Noi abbiamo chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile, perché almeno è un ente pubblico, e non si rischia che i privati non le destinino a chi devono... Le percentuali che rimangono al privato tra l'altro sono elevatissime: oltre ad un 2,9% di costi di incasso, c'è anche un sistema che individua una percentuale, indicata in una piccolissima postilla che può essere modificata ma quasi nessuno legge, che regala il 10% al privato».
E poi il presidente conclude: «Del resto stiamo parlando di gente che passa la vita dentro un armadio o in alberghi di lusso, vendono l'immagine di un bambino di due anni contro tutte le norme internazionali a tutela del fanciullo e che si vende l'acqua della fontana a 9 euro al litro: non mi sembra ci sia altro da aggiungere».
Fabio Sanfilippo