Nel Varesotto scatta la corsa a porcini
“ma la stagione nell’area prealpina è in ritardo”
Nel Varesotto scatta la corsa a porcini & co.,
“ma la stagione nell’area prealpina è in ritardo”
Numeri ancora lontani rispetto all’annata “super” del 2020. Ci sono anche i primi incidenti gravi.
Poco abbondanti i cantarelli, i primi a comparire. Ora è tempo di porcini e russule
VARESE – Una stagione “in ritardo” e lontana dai numeri dello scorso anno. Ma i cercatori di funghi non si scoraggiano e, anche in provincia di Varese, è già scattata la corsa alla raccolta di porcini, trombette e chiodini, con le piogge delle ultime settimane che hanno finalmente creato le condizioni favorevoli alla crescita dei funghi. Le attività di raccolta nell’area prealpina registrano un vero boom, spinte dal ritorno del bel tempo ma anche dalla voglia di trascorrere tempo libero all’aria aperta passeggiando tra i boschi da distanziamento sociale per l’emergenza covid.
Non mancano, purtroppo, gli incidenti che già in questa prima fase di stagione hanno incidenti anche mortali sulle montagne del settentrione lombardo: è quindi necessario rispettare ogni norme di sicurezza ed evitare le improvvisazioni: in particolare, non ci si deve mai avventurarsi su sentieri impervi e sconosciuti, mai tentare azzardi specie quando la pioggia rende scivolosi i sentieri e, importante, rendersi sempre rintracciabili in caso di bisogno.
E’ altresì importante seguire alcune importanti regole che – precisa la Coldiretti – vanno dal rispetto di norme e vincoli specifici presenti nei diversi territori, alla raccolta solo di funghi di cui si sia sicuri e non fidarsi assolutamente dei detti e dei luoghi comuni, ma anche rivolgersi sempre, in caso di incertezza, per controlli ai Comuni o alle Unioni micologiche e utilizzare cestini di vimini ed evitare le buste di plastica.
LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI VARESE
Il caldo ha quindi rallentato il cronoprogramma di stagione, e i funghi sono pressochè assenti nella zona “bassa” mentre in quota si trovano in discreta quantità solo in altura. La stagione parte azzoppata e in netto ritardo: colpa in particolare delle temperature notturne che non consentono quell’escursione ottimale in grado di agevolare lo sviluppo dei miceti. Il “termometro” della stagione è, come sempre, quello dei porcini, che a inizio settembre anche intorno ai 1200 metri di quota nelle montagne dell’alta Lombardia scarseggiavano. Assolutamente troppo presto per fare previsioni o bilanci, ma difficilmente si ripeteranno i numeri della scorsa stagione, una delle migliori in assoluto degli ultimi anni. Allo stato attuale, oltre ai porcini, predominano le “russule” tra i funghi commestibili; i cantarelli sono stati i primi a comparire ma piccoli e poco abbondanti. Massima attenzione ai funghi velenosi: è già comparsa sul territorio, infatti, anche l’amanita falloide o tignosa verdognola, assai diffuso e il più pericoloso esistente in natura a causa della sua tossicità estremamente elevata.
La nascita di porcini, chiodini, finferli e altre varietà – sottolinea la Coldiretti – per essere rigogliosa richiede come condizioni ottimali terreni umidi senza piogge torrenziali, una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura all’interno del bosco. Una risorsa importante per il comprensorio del Varesotto che può contare, in provincia, su 55 mila ettari di foresta: l’indice di boscosità è il più alto di tutta la Lombardia).
L’attività di ricerca – continua la Coldiretti – non ha solo una natura hobbistica che coinvolge moltissimi vacanzieri e svolge anche una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per migliaia di “professionisti” impegnati a rifornire negozi e ristoranti di prodotti tipici locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici.
Dopo la stagione “super” del 2019, l’annata 2020 in alta Lombardia – in particolare le province di Varese, Como, Lecco e Sondrio – è ancora frenata dal caldo intenso che si protrae da settimane e ha rallentato di molto la crescita dei funghi, ancora assenti nella zona “bassa” mentre si trovano in discreta quantità solo nella fascia tra i 1500 e i 1800 metri. Allo stato attuale, oltre ai porcini, predominano le “russule”; i cantarelli sono stati i primi a comparire ma piccoli e poco abbondanti.
Nel caso in cui i funghi non vengano raccolti ma acquistati, Coldiretti invita a verificare l’indicazione il luogo di raccolta o coltivazione, dell’origine in etichetta o su appositi cartellini che deve essere riportato obbligatoriamente. Le indicazioni obbligatorie devono essere presenti sui documenti che accompagnano il prodotto in tutte le fasi della commercializzazione e che l’indicazione del Paese di origine è sempre obbligatoria per tutti i prodotti ortofrutticoli freschi, compresi tartufi e funghi spontanei. Una garanzia – continua Coldiretti Varese - per sapere se i pregiati frutti del bosco sono stati raccolti nella Penisola o se sono arrivati in Italia da Paesi lontani con minore freschezza e garanzie di qualità e sicurezza alimentare. I funghi sono ricchi di proteine e fibre, poco calorici, poveri di sodio e ricchi di potassio e in Italia durante l’anno se ne consumano in media circa un chilo a testa.
IL DECALOGO DI COLDIRETTI VARESE PER IL “CACCIATORE” DI FUNGHI”
– Documentarsi sull’itinerario e scegliere i percorsi adatti alle proprie condizioni fisiche
– Comunicare a qualcuno il proprio tragitto evitando le escursioni in solitaria
– Attenzione ai sentieri nel bosco che possono diventare scivolosi a causa della pioggia
– Consultare i bollettini meteo e stare attenti al cambio del tempo
– In caso di rischio fulmini non fermarsi vicino ad alberi, pietre e oggetti acuminati
– Usare scarpe e vestiti adatti con scorte di acqua e cibo.
– Non raccogliere funghi sconosciuti
– Verificare i limiti alla raccolta di funghi con i servizi micologici territoriali
– Pulire subito il fungo da rami, foglie e terriccio
– Per il trasporto meglio usare contenitori rigidi e areati che proteggono il fungo