PNRR e' opportunita' ma richiede investimenti per 3.000 miliardi
Il potenziale dell’economia net zero richiede un nuovo modello e nuove leve strategiche su cui investire. Energia solare, necessario puntare sugli elementi abilitanti: lo snellimento degli iter autorizzativi e la responsabilizzazione della PA, lo sviluppo di reti elettriche per ampliare la capacità delle connessioni e nuove forme di monetizzazione degli impianti.
Destinando oltre il 75% delle risorse totali alle opere infrastrutturali, il PNRR ha fatto propria l’attenzione alla politica energetica e ambientale e rappresenta un’opportunità unica di realizzare una “piattaforma abilitante” per il più ampio sforzo di transizione ecologica del Paese.
Tuttavia, ci sono altri due aspetti da considerare nella valutazione del PNRR, di breve e di lungo periodo. Innanzitutto, i tempi previsti per impiegare le risorse stanziate dal piano: in Italia, 5 anni sono pochi. È necessario agire urgentemente su processi e sovrastrutture in ottica di estrema semplificazione e de-burocratizzazione. Nel lungo termine, invece, gli impieghi dei fondi devono essere valutati in ottica future back, definendo gli obiettivi di lungo periodo che vogliamo raggiungere individuando fin d’ora il percorso, le azioni e gli strumenti più adeguati da implementare.
Ecco cosa è emerso dall’intervento di Bain & Company durante l’evento SolarPlaza Italy che si è tenuto oggi a Milano e che ha visto la società di consulenza strategica intervenire con alcune valutazioni sulle linee guida del Piano.
“Bisogna passare dai piani alle azioni per realizzare davvero la transizione ecologica del nostro Paese. Partendo dallo scale up delle tecnologie pienamente industrializzate (ad esempio rinnovabili tra cui proprio il solare ed efficienza energetica), è necessario investire anche su aree nuove: la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili complementari, la semplificazione del contesto regolatorio e di mercato, l’efficientamento energetico di settori finora meno esplorati, come quello residenziale e dei trasporti, le tecnologie rinnovabili non ancora competitive o mature in Italia (ad esempio agrivoltaico), con un’ottica di sostenibilità del territorio. Tutte queste, per l’Italia, se colte con lungimiranza, possono rappresentare in modo bilanciato importanti leve di leadership tecnologica”, commenta Roberto Prioreschi, Managing Director di Bain & Company Italia e Turchia e responsabile della practice energy italiana.
Per quanto riguarda l’energia solare, secondo Bain & Company, bisogna puntare sugli elementi abilitanti: lo snellimento degli iter autorizzativi e la responsabilizzazione della pubblica amministrazione e lo sviluppo di reti elettriche per ampliare la capacità delle connessioni delle reti, soprattutto al Sud, e definire modelli complementari di remunerazione, ad esempio dai servizi. Non solo: è necessario integrare fotovoltaico e utilizzi agricoli attraverso l'agrivoltaico, che rappresenta un punto di contatto tra mondo elettrico e sostenibilità ambientale non solo in termini di emissioni, ma anche in ottica di tutela dell’equilibrio idro-geologico dei territori.
“In Italia scontiamo dei gap infrastrutturali - materiali e immateriali - che mettono fortemente a rischio le ambizioni in termini di decarbonizzazione. Analizzando la complessità di implementazione e la maturità tecnologica dei diversi settori, è chiaro che non tutti i comparti siano uguali. In particolare, settori come quello dei processi industriali e del trasporto pesante hanno un livello di complessità e di costo che rendono necessario spingere su innovazione e ridisegno delle leve, che non può essere affidato semplicemente al mercato”, aggiungono Alessandro Cadei, Emea Energy & Utility Sector leader, e Luigi Corleto, Partner di Bain & Company.
Tutto ciò è sufficiente ad abilitare la transizione? “Sicuramente i 200 miliardi di euro del PNRR sono un punto di partenza molto importante, ma la transizione verso un’economia net zero al 2050 può richiedere investimenti in Italia per 3.000 miliardi di euro. Questi volumi di investimento non possono essere sostenuti senza un nuovo approccio collaborativo e coordinato pubblico-privato, che coinvolga istituzioni, operatori industriali e stakeholder finanziari. L’Italia è finalmente pronta a mobilitare su questo fronte risorse senza precedenti”, prosegue Roberto Prioreschi.