Sesto Calende, spostare il mercato crea malumori ma difende ambulanti
Mercato Sesto Calende, Marco Colombo (Lega): “Ho sempre difeso e tutelato gli ambulanti, anche e soprattutto dalla concorrenza sleale”
“I valori del lavoro e del fare impresa sono da sempre parte del mio dna: per questo mi sono sempre impegnato a sostegno degli ambulanti del mercato di Sesto Calende. Chi prova a sostenere il contrario mente sapendo di mentire e lo fa per tornaconti politici”, così Marco Colombo, consigliere regionale della Lega e capogruppo di maggioranza in consiglio comunale a Sesto Calende, che interviene sulle polemiche relative allo spostamento del mercato in città, dovuto all’emergenza Covid, e risponde alle polemiche della sinistra.
“In consiglio comunale ho ribadito come la giunta comunale di Sesto ha continuato a lavorare durante l’emergenza senza dimenticare nessuna categoria e ha garantito agli operatori del mercato, che reputiamo molto importanti, di proseguire la loro attività, portando il mercato in viale Lombardia dove è possibile mantenere un maggiore distanziamento – spiega Colombo – mentre l’opposizione di sinistra non fa altro che strumentalizzare la situazione d’emergenza, portando in aula una mozione dietro l’altra, che non servono a niente perché non aiutano in maniera concreta gli ambulanti. Noi come maggioranza li abbiamo invece aiutati e continueremo a farlo”.
“Come ho detto in aula, la vera sfida oggi è quella di tenere vivo il mercato e rilanciarlo, combattendo la concorrenza di colossi come Amazon, a cui purtroppo sempre più persone si rivolgono. In quest’ottica bisogna studiare un rilancio del mercato che punti a creare una sorta di farmer market come avviene in Europa, a partire da Londra, dove i mercati storici sopravvivono e prosperano. Le condizioni ci sono anche da noi, grazie alla storicità del nostro mercato e alla professionalità dei nostri operatori economici” aggiunge Colombo.
“Ma per far questo bisogna anche combattere chi mette a rischio la qualità del mercato, e mi riferisco a chi vende merce sottocosto (soprattutto abiti), a pochissimi euro, non garantendo né qualità né tantomeno la provenienza. E si tratta quasi sempre di stranieri, cinesi in primis. Ricordiamoci che se siamo in questa situazione di crisi mondiale è anche per colpa della Cina che non ci ha avvertito del rischio sanitario quando poteva ancora essere contenuto e oggi il loro Paese cresce economicamente mentre il resto del mondo combatte per sopravvivere” conclude Colombo.