Varese. Completato il murales CurArti presso l’Ospedale di Circolo

La torre di raffreddamento all’ingresso dell’Ospedale di Circolo in Via Guicciardini trasformata in una grande opera d’arte grazie alle mani di Andrea Ravo Mattoni con l’intento di riscoprire quel profondo e stretto legame tra Cultura ed Sanità.

Varese. Completato il murales CurArti presso l’Ospedale di Circolo

Oggi 27 Marzo l’artista Andrea Ravo, noto a livello internazionale come street artist sebbene lui non ami definirsi così, ha completato il murales che ricopre due pareti della torre più esterna di raffreddamento dell’Ospedale di Circolo. Il lavoro ha avuto inizio il 22 Marzo e rappresenta San Sebastiano curato da Irene di George De La Tour, pittore secentesco francese continuatore della scuola del Caravaggio. Ed è proprio a quest’ultimo che Ravo si ispira portando sulle strade a portata di tutti, opere di enorme valore artistico. Ravo fa di queste storiche opere delle gigantografie con l’intento di accompagnare le persone là dove si svolge la vita quotidiana, fuori dai musei.

L’opera da lui riprodotta rappresenta la tenerezza e l’amorevolezza racchiuse nell’atto di prendersi cura dell’altro: è un omaggio ai dipendenti dell’ospedale varesino che durante quest’ultimo anno di pandemia si sono dedicati con ammirevole dedizione alla cura dei malati, rischiando talvolta la propria vita.

La tecnica che Ravo applica per esprimersi nelle sue opere è quella semplice della bomboletta. Certamente tutti noi abbiamo usato spesso nella nostra vita una bomboletta, eppure uno strumento così banale, quotidiano e alla portata di tutti nelle mani di Andrea diventa magicamente il pennello dell’artista. L’opera di RAVO fiorisce come punto di incontro tra l’arte classica e l’arte contemporanea e popolare.

L’opera è stata finanziata dalla Fondazione “Circolo della Bontà” all’interno del progetto CurArti in stretta collaborazione con ASST Settelaghi.

Abbiamo chiesto a Gianni Spartà, presidente della Fondazione, di spiegare lo spirito che ha animato questo progetto: “In un luogo di sofferenza c’è un’opera culturale. La gente che passa di qua, prima di andare dal malato o uscendo dall’aver fatto un intervento o magari una visita antipatica, vede la cultura. La cultura dà un grande aiuto al malato perché solleva lo spirito”.

Il rapporto stretto tra Cultura ed Sanità deve essere riscoperto e vissuto all’interno di strutture ove la cura del malato non può ridursi all’applicazione di una fredda professionalità ma deve coinvolgere l’animo umano intento a raccogliere il dolore altrui come l’artista coglie la bellezza e ne fa arte. E quell’arte diventa cura come diceva Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”.

Gabriella D’Amato