Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, fallimentari, societari e turbativa d’asta
( Filippo Polito ) La Procura della Repubblica di Milano, in data odierna, ha diramato un comunicato stampa relativo all’operazione di servizio Mala Compensatio condotta dal dipendente Gruppo Lecco. I finanzieri, coordinati dalla Procura meneghina, primo dipartimento specializzato in crisi di impresa, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari detentive ed interdittive emessa nei confronti di tredici soggetti indagati a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati di natura tributaria, fallimentare, societaria nonché di turbativa d’asta. La principale delle numerose condotte illecite contestate è l’aver cagionato il fallimento di una società con sede in Milano ma operante in tutto il Territorio Nazionale nel settore delle rilevazioni ed analisi di mercato.
L’attività di indagine, infatti, ha consentito di accertare come la società potesse operare sul mercato con prezzi assolutamente concorrenziali derivanti soltanto dalla metodica e perdurevole evasione fiscale, annoverando fra i clienti anche importanti società quotate sui mercati azionari. La società dichiarata fallita nell’ottobre 2018 dal Tribunale di Milano, operava attraverso l’affitto dei rami d’azienda di ulteriori società, riconducibili ai medesimi soggetti, dichiarate fallite nel 2014, già pesantemente indebitate nei confronti dell’erario, ed in soli 4 anni di attività ha accumulato ulteriori debiti tributari per oltre 20 milioni di euro.
La sistematica omissione di ogni adempimento fiscale ha costituito per decenni, difatti, una forma di auto finanziamento; riprova di tale aspetto è la totale assenza, alla data del fallimento, di debiti verso istituti di credito. Gli amministratori della società, a partire dal 2017, stante la rilevante esposizione debitoria verso l’Erario si affidavano consapevolmente a sedicenti consulenti fiscali che aggravavano ulteriormente il dissesto, eseguendo compensazioni tributarie con crediti d’imposta del tutto inesistenti azzerando, solo fittiziamente, ogni pendenza con il Fisco.
Tale sistema di frode, ideato e posto in essere da un commercialista partenopeo già attinto nel 2018 da due diverse misure cautelari personali, si sostanziava principalmente nella:
- individuazione di persone fisiche o giuridiche gravate da rilevanti debiti tributari e previdenziali con proposta di risanamento delle posizioni debitorie mediante l’utilizzo in compensazione di crediti fiscali fittizi
- predisposizione e trasmissione dei modelli F24 da parte dello stesso commercialista o suoi collaboratori. Mediante procedure standardizzate venivano utilizzati, infatti, in compensazione crediti tributari fittizi contrassegnati, ad esempio, dai codici tributo 1130 (somme a titolo d’imposte erariali rimborsate dal sostituto d’imposta a seguito di assistenza fiscale art. 15 comma 1 lettera A), ovvero, da codici tributi riferibili a società di capitali quando il soggetto beneficiario era in realtà una persona fisica
- non corrispondenza dei crediti fiscali portati in compensazione con le dichiarazioni fiscali delle contribuenti beneficiari.
Da un lato, quindi, precedentemente al fallimento, gli amministratori della società procedevano al licenziamento collettivo di oltre 350 dipendenti (poi reintegrati dal Tribunale di Milano); dall’altro lato venivano accertati gravi fatti di mala gestio fra cui la distrazione di fondi societari verso Stati esteri, quali la Bulgaria ed il Perù, attraverso trasferimenti di denaro per oltre 4 milioni di euro privi di alcuna ragione economico – imprenditoriale ovvero prelievi ingiustificati di denaro dalle casse sociali per oltre 9 milioni di euro.
Un fatto sintomatico dello scellerato depauperamento degli attivi societari è l’aver annoverato, per anni, fra il personale dipendente della fallita anche un fratello del proprietario della società. Tale soggetto, beneficiario di regolare stipendio e di ogni benefit aziendale, da autovetture di lusso ad utenze cellulari, nella realtà dei fatti è stabilmente residente in Spagna da oltre 30 anni senza aver mai prestato alcuna attività lavorativa in favore della fallita.
Considerato il grave quadro indiziario il GIP del Tribunale di Milano, ha emesso 13 misure cautelari personali, di cui 2 in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 4 misure interdittive disponendo contestualmente il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per oltre 30 milioni di euro. Le attività di sequestro di conti correnti, beni immobili ed autovetture di lusso sono in corso sia sul Territorio Nazionale che negli stati della Bulgaria, Germania e Regno Unito con la collaborazione di EUROJUST e delle Autorità Giudiziarie Estere.
L’esecuzione della misura cautelare è stata eseguita nel pieno rispetto dell’emergenza sanitaria, con subdelega delle attività ai comandi territorialmente competenti in relazione alla residenza degli indagati, e, per quanto riguarda l’esecuzione delle due misure in carcere, con l’individuazione dell’istituto più idoneo.