Coronavirus:richiesta di sostituzione dei vertici dirigenziali e dei consulenti del Ministero
Le lamente per le morti a migliaia, talune storture burocratiche, ritardi, malfunzionamenti della macchina governativa per l'organizzazione dell'emergenze e tanto altro, hanno portato a varie iniziative tra cui la richiesta seguente che si può appoggiare
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Al Sig. Ministro Della Salute
On. Dottt. Roberto Speranza
oggetto: richiesta di sostituzione dei vertici dirigenziali e dei consulenti del Ministero, poiché hanno consigliato una strategia che, nei fatti, si è dimostrata in contrasto con l’art. 32 della carta costituzionale ed hanno contribuito all’attuale deficit assistenziale dei cittadini Lombardi.
Dall’analisi della drammatica situazione sanitaria in atto, emerge che l’attuale strategia di contrasto alla Pandemia, risulta in contrasto con l’art. 32 della carta costituzionale e metodologicamente sbagliata poichè:
non ha bloccato e/o rallentato la diffusione della stessa, non attivando la “sorveglianza attiva”, la ricerca dei pazienti asintomatici ed il loro isolamento, anzi hanno sempre dichiarato pubblicamente che era inutile per bloccare la pandemia;
non è stato intrapreso nessun provvedimento per evitare il contagio ospedaliero del personale sanitario (anzi è stata modificata la destinazione d’uso delle mascherine protettive, indicando la mascherina chirurgica come in grado di proteggere il personale sanitario dall’infezione, mentre tutta la documentazione scientifica e l’INAIL indicano l’uso delle mascherine FFP2 e FFP3 per il contenimento biologico), causando la notevole infezione del personale sanitario;
ha emanato linee guida in cui si diceva di fare i test (tamponi) esclusivamente ai pazienti sintomatici, escludendo i contatti e gli asintomatici (questo ha causato la diffusione senza controllo dell’epidemia);
non ha previsto un piano di protezione efficace per il personale sanitario (medici, infermieri, OSS, autisti ecc.) anzi ha ritenuto inutile effettuare i test su tale personale asintomatico, trasformando i presidi sanitari in fonti di infezioni, oltre a favorire la diffusione tra lo stesso personale;
non hanno consigliato alla popolazione di indossare mascherine o equivalenti (mentre ciò è consigliato da gran parte della letteratura scientifica internazionale non per proteggere il soggetto dal contrarre l’infezione ma per ridurre la diffusione da parte di tutti i pazienti sopratutto degli asintomatici) anzi hanno sostenuto che gli asintomatici (80%) non erano scarsamente infettivi;
non hanno consigliato di affidare il coordinamento al “Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie” del Ministero della Salute con attivazione del relativo “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale” redatto e pubblicato dallo stesso Ministero (1° Ed. 2006);
non hanno consigliato alle Regioni di aumentare i posti letto delle terapie intensive e rianimazione e i posti letto ordinari in tempo (la situazione era prevedibile e prevista da molti operatori sul campo, già a fine gennaio) e nessuna regione aveva attuato gli auspicabili potenziamenti;
hanno consigliato di tenere i pazienti sintomatici lievi/moderati al proprio domicilio, consigliando il ricovero all’aggravamento della malattia (causando decine di ricoveri tardivi), purtroppo questa è una causa dell’alto numero di morti in Lombardia;
hanno continuato a diffondere messaggi tranquillizzanti sostenendo che nel 96% dei casi la malattia è asintomatica o con sintomi lievi (causando la iniziale sottovalutazione della patologia), forse da “accademici” consideravano accettabile e controllabile la malattia nel restante 4% della popolazione;
Tutte queste azioni sono in linea con una visione “accademica”, una sottovalutazione della malattie e una scarsa o nulla conoscenza del sistema sanitario ospedaliero e territoriale italiano, riducibile all’affermazione di vari eminenti esperti i quali sostengono “che tutto sommato è una malattia che nel 96% dei casi si risolve senza mortalità.“
Questa visione “accademica” ha impedito di utilizzare il tempo, che la Cina ci aveva dato ritardando la diffusione dell’epidemia in occidente, per prepararci correttamente alla piena che stava arrivando. La strategia adottata, consigliata dall’attuale dirigenza presso il ministero, è stata inizialmente il controllo alle frontiere e successivamente, quella dell’isolamento e cura dei pazienti gravi, ipotizzando che i nostri ospedali erano in grado di reggere la piena e al massimo riguardava la popolazione anziana e/o con plurimorbilità, ritenendola gestibile. Tanto riguardava una piccolissima quota percentuale della popolazione 4% (cioè oltre due milioni di cittadini).
La situazione in Lombardia ha messo in evidenza tutte le criticità (ampiamente prevedibili) esposte in precedenza, non garantendo, come previsto dalla costituzione, il diritto alla salute di tutti i cittadini Italiani a prescindere dall’età e dalle patologie.
Ormai il disastro (la piena) è già arrivato in Lombardia, ma abbiamo ancora la possibilità di costruire una diga a monte (certo sarebbe stato più intelligente ed economicamente vantaggioso bloccare la fonte) se si interviene immediatamente nelle altre Regioni, come si poteva fare sin dall’inizio, non attuando la strategia “accademica” fallimentare, ma realizzando il metodo “coreano/veneto” in tutto il paese. Attualmente la ricerca attiva dei contatti è già effettuata in molte realtà locali ma non è la regola.
Si è cercato di fermare la piena dell’epidemia a valle rinunciando di costruire una diga a monte per bloccarla e/o rallentarla, commettendo un grave errore strategico.
Occorre modificare la strategia di approccio all’attuale epidemia in corso.
Infatti l’attuale approccio ha causato il caos nella regione Lombardia, con notevole aumento del numero di malati e purtroppo di morti, quindi l’attuale (anticostituzionale) strategia, di effettuare i test solo ai pazienti sintomatici e non cercare ed isolare gli asintomatici, si è rivelata sbagliata con le disastrose conseguenze di questi giorni. Occorre individuare tutti i pazienti asintomatici infetti (80% circa), poiché sono i veri “untori” (come indicato da gran parte della letteratura scientifica internazionale).
Siccome, questi Alti Dirigenti hanno consigliato ed attuato questa strategia, rivelatasi fallimentare, causando tra l’altro la “strage dei Nonni” in Lombardia e prima che questa strage investa tutto il paese si chiede alla S.V. di sostituirli immediatamente, con dei fautori della strategia Veneto/Coreana che si è dimostrata Efficiente ed Efficace, con personale esperto del territorio ed impegnato in prima linea.
Facciamo questo appello disperato, di cambio di strategia, per fermare la piena ed evitare una strage, non accettabile dal punto di vista umano e costituzionale.
In sintesi (oltre alle misure già in essere - isolamento e aumento dei posti letto di terapia intensiva) occorre:
sorveglianza attiva con ricerca dei contatti (anche con sistemi digitali) ed isolamento di tutti i positivi sintomatici ed asintomatici con coinvolgimento dei Dipartimenti di Prevenzione;
ricovero di tutti i pazienti sintomatici in strutture a differente intensità di cura, anche non sanitarie (hotel/navi). Non è possibile una buona assistenza sanitaria a domicilio (improvvisi peggioramenti) dato l’alto numero di pazienti, per mancanza di risorse umani e strumentali;
sorveglianza e screning ripetuti su tutto il personale sanitario, attualmente fonte di infezioni per la mancata protezione (troppi contagi e troppi morti);
affidare il coordinamento al “Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie” del Ministero della Salute con attivazione del relativo “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”. Con utilizzo della Protezione Civile a supporto del Coordinamento e non alla direzione.
Questo metodo efficace ed efficiente, come ha dimostrato la Corea e il Veneto, ci permetterà di riaprire il paese in modo sicuro. Bloccando i possibili focolai futuri e sarà un ottimo metodo per successive epidemie (aggiornato periodicamente). Inoltre è da segnalare che molte realtà, in modo autonomo, lo stanno già attuando nel paese.
Come per fermare una piena non bastano i sacchi di sabbia a valle, l’attuale strategia non è in grado di fermare la piena dell’epidemia. Il costo, continuando con l’attuale strategia, in vite umane ed economiche sarà enorme.
Il presente documento è stato elaborato analizzando la letteratura nazionale ed internazionale ed integrato dalle opinioni degli operatori sul campo (medici ospedalieri e territoriali).
Documento firmato su www.change.org
Fermiamo la Pandemia - Evitiamo una strage