Lega Giovani della Provincia di Varese: non possiamo più tacere

Lega Giovani della Provincia di Varese: non possiamo più tacere
Egregio direttore, 
 
come Lega Giovani della Provincia di Varese non possiamo più tacere di fronte a quello che ormai ha assunto i contorni di un vero e proprio attacco a 360 gradi nei confronti della Lombardia, che da sola, con un governo totalmente assente, si trova a dover gestire un’emergenza senza precedenti nella storia recente. Tutti ci aspettavamo collaborazione, in primis i cittadini, ma così non è stato; al contrario invece qualcuno ha preso la palla al balzo per fare polemica. Le continue provocazioni da parte di membri del Governo e dei rappresentanti locali e nazionali di PD e M5S non sono soltanto un attacco a chi amministra politicamente la nostra regione, ma causano prima di tutto un danno enorme alla Lombardia e ai suoi cittadini, che più di tutti gli altri stanno soffrendo a causa dell’emergenza. E peggio ancora rendono evidente un malcelato rancore di qualcuno nei confronti del nostro territorio. 
 
Fin dai primi giorni dallo scoppio dell’epidemia, la nostra Provincia ha dimostrato di essere uno dei territori tra i più impegnati nella “solidarietà sanitaria”. Le strutture gestite dalle nostre ATSS sono state tra le prime in Lombardia ed in Italia a ricevere pazienti affetti da sindrome respiratoria acuta grave provenienti dagli ospedali di Lodi e di Cremona. Milioni di mascherine e migliaia di ventilatori polmonari sono transitati e transiteranno sulla pista del nostro aeroporto di Malpensa diretti nelle altre province lombarde e nel resto del Paese. Ciononostante, abbiamo messo in conto che, nella penuria di materiale sanitario, alcuni membri delle nostre famiglie sarebbero rimasti momentaneamente senza dispositivi di protezione individuale e continuiamo a seguire scrupolosamente le prescrizioni regionali e statali. Oggi la nostra provincia - la quarta della Lombardia per popolazione - registra il secondo minor numero di contagiati della Regione. Le misure di distanziamento sociale e la chiusura di tutti gli esercizi commerciali non essenziali - oltre al senso di responsabilità dei nostri cittadini - sembrano essersi quindi rivelate indispensabili per limitarvi il proliferare dell’epidemia. Tali misure, che ora si tenta di far apparire come una sorta di patrimonio condiviso, hanno però una matrice nella nostra Regione. Da subito, Regione Lombardia è intervenuta in maniera decisa nell’affrontare la diffusione del virus, emanando ordinanze per colmare l’inerzia del Governo sulla questione. Da subito, Regione Lombardia ha mobilitato la propria centrale acquisti per reperire il materiale sanitario necessario alle strutture ospedaliere, costrette a sopperire all’inoperatività di Consip. Regione Lombardia ha portato avanti nelle sedi istituzionali la linea c.d. della fermezza, il «Chiudere tutto». Ci sembra quindi che la nostra regione, la stessa Regione che viene accusata di aver: «svenduto la propria sanità», abbia messo nero su bianco la sua priorità per la salute dei cittadini. L’ente ha però dovuto fare i conti con inefficienze e lungaggini burocratiche che si sommavano ai plurimi errori di questo Governo nella gestione dell’emergenza. Non ci dimenticheremo quella sera di sabato 21 marzo, in cui l’Agenzia Dogane e Monopoli annunciò di aver requisito 900.000 mascherine presso l’aeroporto di Malpensa, requisizione avvenuta con la: «fondamentale collaborazione del Ministero degli Affari Esteri». Mascherine regolarmente acquistate da Regione Lombardia e solo successivamente restituite al legittimo proprietario. Non dimenticheremo circolari eufemisticamente “fuorvianti”, come quella a firma del Ministro dell’Interno e diretta ai prefetti che, nella settimana del picco di contagi e deceduti, consentiva le passeggiate genitore e figlio. Non dimenticheremo le tempistiche di risposta dell’Istituto Superiore di Sanità (settimane) alla domanda di conformità alla normativa sanitaria nazionale delle mascherine prodotte nella Regione. Non dimenticheremo i 5 modelli diversi di autocertificazione predisposti a qualche giorno di distanza l’uno dall’altro. Non dimenticheremo la sperequazione nella distribuzione dei fondi per l’emergenza alimentare, le conferenze stampa con mascherina sull’orecchio ed annessa risata, non dimenticheremo che: «Almeno il 50 per cento dei ventilatori acquistati verrà consegnato alla fine dell’emergenza che non sarà breve. Spero che almeno l’altro 50 per cento riusciremo a portarvelo» e «se trovate, comprate qualcosa anche per me». 
Ricorderemo - speriamo - che la nostra provincia non è stata particolarmente flagellata dall’epidemia. Noi del varesotto abbiamo questo grande privilegio. Ma abbiamo avuto i nostri morti. Un nonno, una zia, un padre. Non dimenticheremo che ci avevano detto di non creare allarmismo, che era solo un’influenza, che il vero nemico era il razzismo e che non era necessario sottoporre a quarantena le persone che avevano transitato o soggiornato in Cina. 
Ricorderemo che non era stata Regione Lombardia.
 
Riccardo Guzzetti
Coordinatore provinciale Lega Giovani Varese