Matteo Gabbia, dai banchi del Liceo Pantani alla Serie A con il Milan
Nicolò Martinenghi (già ospite al Pantani in videoconferenza con gli studenti poco prima di Natale) ed il fagnanese Matteo Gabbia hanno incontrato diverse classi del Liceo e Professionale Sportivo “Pantani” di Busto Arsizio.
Matteo Gabbia, calciatore cresciuto nelle giovanili del Milan e proprio nell’anno della Maturità scolastica ha vissuto il passaggio dalla squadra Primavera alla Prima squadra approdando in Serie A.
“È veramente un orgoglio, oltre ad una grande emozione - dice la Prof.ssa Ciapparella, moderatrice dell’incontro e referente del Liceo sportivo al tempo di Matteo - vedere che un tuo studente raggiunga tali risultati. È un orgoglio perché sai che per una piccola parte lo hai accompagnato anche tu! Lo hai sostenuto e incoraggiato nei momenti più impegnativi e complicati legati anche all’adolescenza. Matteo è sempre stato un ragazzo umile, non ha mai sottovalutato l’importanza dell’istruzione e il conseguimento del diploma, e soprattutto non si è mai fatto vanto, con i compagni di classe, della sua posizione, anzi il rapporto con loro e con noi docenti è sempre stato armonico e positivo. Con lui si è ovviamente attuato un piano personalizzato che tenesse conto degli impegni sportivi e della reale fatica psicofisica cui era sottoposto”.
La presenza attenta e costante della famiglia ha decisamente contribuito a plasmare il suo carattere e la sua personalità maturata da ragazzo e concretizzata, ora, da uomo adulto.
“Il papà - riprende la prof.ssa Ciapparella - è sempre stato presente e attento verso la scuola. Mi ricordo le tante telefonate e incontri per parlare di Matteo e per come sostenerlo nel suo cammino di calciatore e di studente, qualità non scontata da genitori con figli che raggiungono determinati traguardi!”
Ma veniamo all’incontro: Matteo si è reso disponibile ad un incontro con i ragazzi ragazzi del biennio e di alcune classi “alte” del liceo e professionale sportivo, per parlare di sé, della sua storia di ragazzo-studente-calciatore.
“Il mondo del calcio non è tutto rose e fiori - afferma Matteo Gabbia - anzi a volte sono più le fatiche, le delusioni, i malcontenti che le gratificazioni! Ma, c’è sempre un ma! Tutto quello che ti capita, tutte le mazzate che ti arrivano, sono il punto del tuo riscatto, il punto di ripartenza che poi ti fa gustare i traguardi che raggiungi! Non bisogna mollare mai, se vuoi raggiungere il tuo obiettivo, se realmente vuoi arrivare là! Tenacia e forza di volontà, a volte cocciutaggine, sono il tuo traino!”
“Difensore centrale, maglia n°46, se togli il 4 rimane il 6 - commenta la prof. Ciapparella - maglia dello storico capitano Franco Baresi, anche lui tra l’altro difensore centrale: ci hai mai pensato? Cosa provi a riguardo?”
“Sì, ho avuto anch’io questo pensiero e devo dire che, oltre alla grande emozione, mi sento addosso anche una responsabilità. Baresi è una persona straordinaria, un grande campione, un grande esempio per me ed è un orgoglio giocare nel suo ruolo”
Perché il numero 46?
“È l’anno di nascita di mia nonna Adriana, mi ha sempre supportato e sostenuto in questo mio percorso, così come nonno Gilberto e i miei genitori. A lei devo tanto, oltre all’affetto che mi ha sempre manifestato, mi è sempre stata accanto e mi ha aiutato a mantenere ben saldi i piedi per terra man mano raggiungevo i grandi traguardi! Erano i miei nonni che mi portavano allo stadio ad assistere le partite, insomma è un segno di riconoscenza e di affetto verso di lei e il nonno!”
Durante l’incontro Matteo si rende poi disponibile a rispondere ad alcune domande curiose dei nostri studenti.
“Come è stato il tuo primo ingresso sul campo di san Siro, quali emozioni hai provato”; “Com’è Ibrahimovic, che rapporto hai con lui?”
“Ho avuto la fortuna di calcare l’erba di San Siro prima del lock down: è veramente una grandissima emozione! L’atmosfera quando lo stadio è pieno è indescrivibile, ti porta l’adrenalina a mille ma allo stesso tempo ti fa sentire addosso una grossa responsabilità: devi stare attento, non vogliono che sbagli!”
“Ibra è una grande persona, autorevole negli spogliatoi perché pretende da tutti il massimo, qualunque sia la situazione in campo! È un grandissimo esempio per noi giovani, come per tutti gli altri: a Milanello è il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Se lo fa un uomo di quasi 40 anni e nella sua posizione, come non possiamo anche noi comportarci allo stesso modo? È inoltre molto piacevole condividere momenti fuori dal campo e dagli spogliatoi”
“Cosa succede prima della partita e tra un tempo e l’altro negli spogliatoi? Come ti prepari?”
“Una volta arrivati allo stadio, ci raduniamo nello spogliatoio con il mister. Il mister ci dà le ultime informazioni tecnico- tattiche e di atteggiamento in campo. Poi parte una musica soft, alcuni si mettono le cuffie per sentirsi quella che più gli piace, questo crea un’atmosfera serena e di concentrazione. Durante l’intervallo è più o meno la stessa dinamica”.
“Com’è stato il tuo rapporto con la scuola?”
“Devo dire che il mio percorso scolastico è sato regolare i primi tre anni; gli ultimi due, dato anche il passaggio nella Primavera e gli allenamenti con la prima squadra, gli impegni con la società sono diventati sempre più intensi. I miei docenti mi hanno sempre supportato e sostenuto, riconoscendo tutte queste difficoltà, la mia famiglia ha avuto un ruolo importante anche in questo ambito, la società ha sempre messo in luce l’importanza della scuola oltre che del calcio: ricordo benissimo quando la prof. Ciapparella a fine quadrimestre e a fine anno consegnava le mie pagelle ai responsabili del Milan! Chi sgarrava a scuola veniva ripreso dalla società: saltava per un certo periodi allenamenti e partite. Ho sempre ritenuto corretto questo atteggiamento, anche se quando ero più piccolo non ne capissi bene l’importanza; mi ha aiutato a crescere e ad essere responsabile”.
Tante altre sono state le domande dei ragazzi, Matteo ha risposto a tutte … poi ci ha lasciato perché Mister Pioli lo attendeva per il pasto con la squadra e … guai arrivare in ritardo!