Nuove dipendenze: il gioco al suicidio di un tredicenne
Il ragazzo aveva smesso di frequentare la scuola e si era isolato nella sua cameretta dedicandosi esclusivamente al mondo virtuale delle chat diventando un Hikikomori
Il ragazzo aveva smesso di frequentare la scuola e si era isolato nella sua cameretta dedicandosi esclusivamente al mondo virtuale delle chat diventando un Hikikomori
Il fenomeno è ben noto in Giappone con il nome di Hikikomori che significa letteralmente “stare in disparte” e identifica persone che si ritirano fisicamente dalla vita sociale cercando l’isolamento estremo e rifugiandosi nel mondo virtuale.
Secondo i ricercatori giapponesi il problema deriva da un ambiente familiare caratterizzato dalla mancanza di una figura di riferimento e dalla pressione della società circostante.
La dinamica delle chat per i minori può portare a situazioni drammatiche e dalla discussione sui fumetti si può scivolare facilmente al gioco del suicidio con tutte le conseguenze indotte probabilmente dall’abbandono e dalla mancanza di punti di riferimento reali.
Fortunatamente a volte sono gli stessi compagni di gioco a supplire la colpevole latitanza di genitori impreparati ad affrontare l’educazione dei figli, e disinformati sui nuovi pericoli che i ragazzi trovano sulla loro strada, specialmente quando si isolano in un mondo virtuale.
Nel caso del tredicenne varesino è stata proprio una compagna di chat che ha allertato la madre del pericolosissimo vortice in cui era caduto il ragazzo.
La donna, spaventata e sorpresa, ha chiesto aiuto e lo ha ottenuto dal Tribunale dei Minori.
La decisione è stata quella di fornire un percorso di sostegno per i genitori e l’affido del ragazzo al Comune di residenza.
I giudici hanno deciso di far intervenire assistenti sociali e figure specializzate dopo aver accertato l’inadeguatezza dei genitori ad affrontare i problemi del minore.