ANTICHE PROFESSIONI SOMMESI: I CORDAI E I GALVANONI, ANTICA FAMIGLIA DEL BORGO
Tra le attività del passato vi erano i sellai, i falegnami, i fabbri , i tessitori e le ricamatrici, gli zoccolai, i caratè , specializzati nella produzione di carri, gli stagnini di Coarezza, i picaprej concentrati nella zona della Madonna della Preja e i cordai che si accingevano al loro lavoro lungo la via delle Corde (l’attuale via M. Broggi). I vicoli e i cortili ospitavano i lavoranti delle Corporazioni di Arti e Mestieri. Nella collettività contadina del passato il cordaio o funaiolo, deteneva un ruolo di primo piano. L’agricoltura, la vita rurale, necessitavano di corde e funi per legare le fascine, assicurare il trasporto dei carichi di cereali e paglia, rendere possibile la conduzione dei carri, permettere ai contadini di guidare i buoi verso i campi.
Aprendo un almanacco del 1873 ho subito notato un nome: Vito Galvanone di Somma Lombardo. Antica famiglia Sommese presente nel mio albero genealogico. Erano presenti in Somma due rami della famiglia Gallivanone: i Sesanora di San Vito e i Méla. A causa di trascrizioni e dei dati anagrafici succedutesi nel tempo, il cognome subì modifiche: Gallivanoni, Galvanoni, Galvanone. Un’altra figura tipica di cordaia era la sciura Maria, originaria di Coarezza, che metteva in mostra gli attrezzi del mestiere in zona Valgella. Le corde, i filati si prolungavano per le vie, tra gli stalli e le corti. La canapa, piantata nel periodo primaverile era la fibra maggiormente usata. Il lino era più raffinato: dai suoi semi si ricavava olio. I frantoi per la spremitura erano collocati presso i mulini “Risella” e di “Mezzo” , il caseggiato posto nella zona centrale del borgo, all’ingresso dell’attuale via Maspero ospitava un mulino per la macina del grano, la spremitura di semi oleosi delle olive e della Brassica Rapa, comunemente detta Ravizzone.
In estate gli arbusti legnosi della canapa venivano tagliati, fatti essiccare e portati lungo i corsi d’acqua e presso le bozze della “part bassa”. Poi venivano battuti su tavole di legno allo scopo di distaccare la fibra dalla pianta. Con la gramola si procedeva a spezzare gli steli : si trattava di uno strumento a leva in legno, abbastanza ingombrante e faticoso da manovrare.
Un supporto di legno da cui sbucavano grandi chiodi o aculei assumeva il ruolo di pettine ed era lo strumento ideale per cardare la canapa che diveniva soffice in modo da poter essere filata.
Questi metodi erano in uso nel mondo contadino, mia madre, originaria della Bassa Padovana, ha avuto modo di assistere spesso alla lavorazione della canapa che così trattata diveniva fibra per lenzuola e teli.
Anche i cordai sommesi procedevano seguendo questo schema ma dopo la filatura proseguivano il lavoro con la commettitura che portava alla realizzazione della corda o fune vera e propria. Torcevano i fili e poi li ritorcevano fino a ottenere trefoli. Solitamente il cordaio aveva un aiutante e si avvaleva di alcuni strumenti artigianali in legno.
Cesarina Briante (c)
Fonti: A. Rossi, Somma Lombardo da borgo antico a città moderna, Industrie grafiche di Gorla, 1982
Da una testimonianza di Demarchi Giuseppina
Guida generale di Milano ed intera provincia contenente gli indirizzi di tutto il Commercio ed Industria milanese e rispettive città di circondario… 1873 Ed. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, consultabile su google libri
La fotografia di San Rocco è stata gentilmente messa a disposizione da F. Tapellini.