ANCHE QUANDO FUORI PIOVE
Corre l’aroma del caffè: passa dalla cucina alla sala, supera le scale e invade la camera da letto.
Sensazioni di buono, di caldo avvolgono la stanza: oggi sono loro a svegliarmi e non l’allarme dell’orologio, preludio di un giorno lavorativo.
Guardo verso la finestra, la pianta di mimosa ha superato il balcone e i suoi rami sembrano voler entrare in camera per mostrare con orgoglio la fioritura: una possente esplosione di giallo impossibile da ignorare.
Oggi è sabato, devo alzarmi e passare a prendere Enzo.
Sono sicuro che a quest’ora è già pronto: vestito, sbarbato e accostato vicino alla porta di casa sua nell’attesa di vedermi arrivare.
Nei mesi in cui risiede a Somma passa diversi fine settimana a casa mia, ed è contento, talmente contento che a volte sembra vivere nell’attesa di quei momenti.
Mi alzo e ripeto i soliti gesti mattutini, poi esco in cortile e riprendo a guardarmi intorno.
Vista da questa prospettiva, la pianta di mimosa mostra tutta la sua robustezza; anche il limone sta bene: ha superato l'inverno con pochi danni.
Guardo l’ulivo e realizzo che negli ultimi anni è cresciuto poco.
Una ragione ci sarà, penso; forse è il suo modo di protestare per un vaso che gli sta stretto, di rivendicare terra e sassi dove far correre liberamente le sue radici, o più semplicemente ha solo bisogno di tempi diversi da quelli che ho in mente io.
Come Enzo quando cammina, che procede con una flemma incredibile frizionando, passo dopo passo, le scarpe sull'asfalto: un vero e proprio inno alla lentezza.
Enzo non sa leggere, ma porta sempre con sé un pacco di fotoromanzi; ogni tanto li apre, li gira, li rigira e poi se li rimette sottobraccio.
Ama la musica, ma è molto abitudinario, inutile tentarlo con qualcosa di diverso da quello che vuole sentire.
Appena entra in casa inserisce nel registratore il nastro con le canzoni di Pupo, ascolta quelle del lato A, poi quelle del B, poi di nuovo quelle del lato A …
Ogni tanto urlo di spegnere; lui mi ascolta, ma dopo pochi minuti riaccende il registratore e riparte la solita musica.
Il suo posto preferito è il divano: si siede a gambe incrociate e se ne sta lì ad ascoltare la musica, girando continuamente tra le mani i suoi fotoromanzi.
Ogni tanto, giusto per spezzare la monotonia, si sposta in bagno e una volta lì tira ripetutamente la corda del campanello d’emergenza; quando grido: “Avanti!” lui esce dalla stanza ridendo a bocca spalancata e mettendo in bella vista quel che rimane di una dentatura che, per essere sincero, non è stata mai un gran che.
Adora mangiare: non finirebbe mai. Si siede a tavola per primo ed è l'ultimo ad alzarsi; spera sempre che dopo
quello che ha mangiato, ci sia qualcos'altro.
Quando si accorge che la tavola piange, nel senso che in quell’orizzonte ovale e nei dintorni non c’è più niente a cui attaccarsi, allora, sempre per primo, dice: “Facciamo il caffè?”
Ogni tanto si affaccia alla finestra e fissa il cortile, a volte c'è il sole, altre volte piove, dopo un po' si gira verso di me e dice sempre e in ogni caso: "Che bella giornata oggi!”
Per lui il tempo buono non è quello fuori, ma quello che si sente dentro.
Quando esco in macchina gli chiedo se vuole venire con me, lui non se lo fa ripetere; con Enzo non ho quasi mai problemi di parcheggio.
Enzo non sopporta i litigi e la tensione, vuole intorno a se solo gente serena: è una bandiera della pace vivente.
Enzo è un ragazzo Down e avrebbe mille ragioni per avercela con la vita, ma a lui per essere felice basta veramente poco: gli è sufficiente sentirsi circondato d’affetto; e quando accade lui è contento, anche se fuori piove.
Si sta facendo tardi ed Enzo mi aspetta. Esco di casa e inforco la bicicletta, anche se so già che poi dovrò tornare con lui a piedi.
Decido di fare un giro largo, pedalo deciso e quasi mi manca il fiato, alle spalle un lungo inverno, in faccia l'aria tiepida di questa bella giornata.
Allegro Enzo, sto arrivando, ti porto la primavera, dai passi ancora incerti, come i tuoi, come i miei, ma pur sempre una nuova primavera.