USA, un colabrodo la frontiera di Biden con il Messico
Sono circa 18.000 i minorenni immigrati custoditi nelle strutture governative. Bloccati al confine anche due yemeniti inseriti negli elenchi dei sospetti terroristi.
Il confine meridionale degli Stati Uniti continua a rivelarsi un colabrodo nel caos. Lunedì scorso, Reuters ha riportato che, negli ultimi mesi, gli agenti di frontiera americani hanno arrestato due uomini yemeniti, presenti in «una lista di controllo del governo degli Stati Uniti per i sospetti di terrorismo e in una lista no-fly».
Il primo è un trentatreenne arrestato il 29 gennaio, mentre il secondo è un ventiseienne fermato il 30 marzo. Entrambi stavano cercando di attraversare illegalmente la frontiera californiana.
Un portavoce della Customs and border protection ha definito «molto inconsueto» questo genere di arresti al confine meridionale. Nei primi mesi del 2021, sono già due i casi accertati. Segno che il pericolo è reale. Donald Trump, durante la sua permanenza alla Casa Bianca, aveva in alcuni casi parlato di questo pericolo. Nel gennaio del 2019, ebbe per esempio a dire: «Abbiamo terroristi che arrivano dal confine meridionale perché scoprono che è probabilmente il posto più facile da attraversare».
Secondo quanto riferito dalla Cnn, a partire dalla scor-sa settimana 4.966 minorenni sono sotto la custodia della Customs and border protection, mentre altri 13.204 sono sotto quella del dipartimento della Salute. Non solo: le strutture di accoglienza per i minorenni risulterebbero al limite della capienza.
Sempre secondo la Cnn, il 30 marzo oltre 3.000 bambini immigrati non accompagnati erano detenuti all’interno della struttura di Donna (in Texas): di costoro, più di 500 aveva meno di dodici anni. Inoltre, circa 2.500 dei bambini erano stati in custodia più a lungo del limite legale di 72 ore.
Senza dimenticare che gli agenti di frontiera hanno di recente soccorso due giovani sorelle ecuadoriane, dopo che dei probabili trafficanti di esseri umani le avevano lasciate cadere da una recinzione alta più di 4 metri nel New Mexico.
A tal proposito giova forse ricordare che una delle ragioni che spinse Trump alla linea dura sull’immigrazione clandestina era proprio il contrasto ai cosiddetti «coyote» (come vengono definiti i trafficanti di esseri umani al confine meridionale).
Solo due settimane fa, l'attuale Presidente Joe Biden aveva affidato alla sua vice Kamala Harris la gestione dell’emergenza migratoria, affermando che «Non riesco a pensare a nes- suno che sia più qualificato per farlo». Eppure finora la diretta interessata non si è ancora recata a visitare il confine e non ha tenuto neppure una conferenza stampa sull’argomento. Una mancata presa di posizione e di attività che lascia perplessi in tanti.
Ha destato interesse la dichiarazione del segretario del dipartimento per la Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, che recentemente ha detto che potrebbe riavviare i lavori di costruzione del muro con il confine del Messico, voluto da Donald Trump, per colmare quelle che ha definito delle «lacune» nell’attuale barriera.
Nonostante Biden ed i suoi sostenitori abbiano giurato e spergiurato in campagna elettorale che quel muro fosse da non completare e abbattere, evidentemente credendo che non vi fosse alcun problema di infilatrazioni al confine sud con il Messico, ora sembra che - forse trovandosi davvero fascicoli con persone sospettate di terrorismo entrate da sud - sia in atto una parziale retromarcia da parte dell'amministrazione Biden sul tema, e in tanti scommettono che il progetto del muro sarà ripreso.
Staremo a vedere se nel progetto originale oppure se, per farlo apparire meno "cattivo" e discriminatorio agli elettori democratici, si inventeranno delle migliorie per contrastare l'accesso indiscriminato nel territorio degli Stati Uniti.