Aprile 2021. La fine della tempesta e il dipinto di Giorgione

Aprile, mese in cui la Nazione incomincia a intravedere riaperture promesse, una parvenza di normalità, anche se ancora in lontananza. Aprile 2021 sembra essere il mese in cui, volgendo gli occhi al velo grigio e nero che sovrasta tutti, si incomincia a intravedere attraverso esso qualche spiraglio di luce e di speranza.

Aprile 2021. La fine della tempesta e il dipinto di Giorgione

Si incomincia a scorgere il sole. Aprile, mese primaverile che annuncia la rinascita della natura e di tutti, ma che al contempo porta con sé quella pioggia che sembra non cessare mai. Una pioggia, una tempesta, un’atmosfera che ricorda quella del famoso dipinto di Giorgione. Pioggia che fortunatamente ogni anno annuncia la bella stagione.

Cosa c’entra l’artista Giorgione con la situazione che il popolo italiano sta vivendo in questo mese di passaggio? Qual è il collegamento tra questi giorni di sospensione e attesa e il suo dipinto più famoso? Il capolavoro di Giorgione “La tempesta”, dipinta tra il 1506 e il 1508 e oggi conservata a Venezia alle Gallerie dell’Accademia, descrive benissimo la situazione attuale che si sta vivendo. 

Il dipinto conservato a Venezia è forse il capolavoro del Maestro, ovvero Giorgio da Castelfranco detto Giorgione. Giorgione è considerato uno dei maggiori esponenti della Pittura veneta. Una pittura che mette al centro dell’opera il colore, trascurando il disegno.

Il pittore reputava infatti più importante il colore, la resa di esso. Questo in contrapposizione a quanto insegnato fino a quel momento dai Maestri toscani. In quest’opera in particolare possiamo ammirare la tecnica della pittura tonale. Tecnica di cui lui fu precursore e che consiste nel dipingere sovrapponendo diverse velature di colore. Velature che vanno a creare il disegno in cui vengono esaltate le trasparenze dell’atmosfera, della luce  e i contorni sfumati che riescono a creare un effetto di movimento.

Diverse sono state le interpretazioni date a questo dipinto e tutt’ora non ne esiste una ufficiale. Vi è chi afferma che il dipinto abbia un significato allegorico, così come le sue figure. C’è chi invece afferma che il dipinto si rifà alla mitologia o alla Bibbia. C’è inoltre chi sostiene che sia solo un paesaggio con figure. Nonostante tutte queste varie interpretazioni si può affermare di certo che nel dipinto l’uomo si ritrova immerso nella natura, in balia di essa e con una tempesta in arrivo. Una tempesta che sembra primaverile, che tinge tutto di quei colori verdastri tanto simili a quelli che si osservano prima della pioggia in aprile. Per il fatto di non avere una sua interpretazione ufficiale, l’opera può essere presa anche a simbolo del periodo che si sta attraversando. 

Un periodo di transizione, di sospensione. L’uomo in balia della natura si ritrova in un paesaggio anch’esso in balia dell’instabilità. Le figure nel dipinto di Giorgione, immerse nel mondo naturale, attendono l’arrivo della tempesta. Arrivo preannunciato dai colori del dipinto e dal fulmine che squarcia il cielo verdastro. Così come i personaggi del dipinto, anche la nazione italiana odierna - in balia di una natura che nell’ultimo anno ha sconvolto i ritmi e la vita di tutti - aspetta una tempesta di cambiamenti in arrivo. Una tempesta primaverile di mutamenti. Una tempesta che assomiglia a una di quelle piogge d’aprile che preannunciano una stagione diversa e di rinascita.

In  questi giorni di metà aprile si sta incominciando a parlare di riaperture graduali, di ritorno alla normalità, di luce in fondo al tunnel. In questi giorni ci si avvia a parlare di un ultimo sforzo da fare prima di tornare alla vita di sempre. Si accenna a un’ultima tempesta da attraversare prima di assistere al riapparire di quella flebile luce solare tanto agognata. Luce che dovrebbe farsi sempre più forte nei prossimi mesi. Un’ultima tempesta di cambiamenti da attraversare prima di riavere la vita com’era prima di marzo dell’anno scorso. Tutta Italia, forse tutto il Mondo, si ritrova nei panni delle figure del quadro di Giorgione. In un tempo e in un paesaggio che sembrano sospesi, alla mercé di una natura che non considera i desideri dell’essere umano, ma che segue il suo corso. In attesa di una tempesta che sicuramente arriverà. I segnali ci sono tutti. Sperando che la tempesta di questo 2021 sia l’ultima di una lunga serie. Augurandosi che come le piogge primaverili arrivi, passi e lasci il posto a un sole primaverile ed estivo che rigeneri e dia vita.

Dopo la tempesta l’uomo si ritroverà cambiato. Cambiato nel pensiero, nel suo vivere. Ogni tempesta lascia un’impronta. Un’impronta che si rivelerà nel modo che l’uomo avrà si approcciarsi agli avvenimenti della sua vita. Nelle priorità che esso darà alle persone, ai sentimenti, alle necessità. Cambieranno le priorità, i desideri, il modo di pensare. Bisogna avere fiducia che questa sarà l’ultima di una serie di tempeste che hanno sconvolto la vita di tutti, allontanato e diviso. Bisogna avere fiducia che dopo quest’ultima tempesta di cambiamenti in arrivo si approderà in un mondo cambiato, diverso, ma non per questo peggiore di quello che tutti hanno conosciuto. 

L’ultima tempesta d’aprile arriverà ma come scrisse Virginia Woolf bisogna “Battere le ali contro la tempesta avendo fede che dietro questo tumulto splenda il sole”. Un sole diverso, forse più caldo. Come quel sole che compare ai nostri occhi e che apre un varco nel cielo ancora coperto da nubi.

Quel cielo che fino a poco tempo prima aveva reso la Terra cupa e immersa in quell’atmosfera dipinta da Giorgione. Un’atmosfera che preannuncia un cambiamento, perché come scrisse Murakami “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato (Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia (Torino, Einaudi, 2008).

Linda Lapersi