Gallarate: lettera di un infermiere contagiato

Gallarate: lettera di un infermiere contagiato

Gallarate 17 Maggio 2020

 CI SCRIVE UN NOSTRO LETTORE!

Abbiamo ricevuto una lettera da un nostro lettore, un infermiere che, come tanto altri suoi colleghi ha avuto la sfortuna di contrarre il virus covid 19 e, appena si è reso conto di essere stato contagiato, ha contattato la pediatra dei suoi due figli, il suo medico di medicina generale e gli uffici competenti della ATS.
Il decorso della successiva quarantena non ha presentato grosse problematiche e, nonostante il nostro lettore non avesse parenti da cui farsi aiutare, è riuscito a cavarsela egregiamente.
“Sapendo che per poter tornare in trincea avrei dovuto essere sottoposto a ulteriori due tamponi nasali, ho ritenuto utile eseguire privatamente un prelievo ematochimico per ricerca anticorpi covid2 - ha scritto il nostro lettore - così facendo avevo una situazione riguardo all'andamento più chiara. Visto l'esito ho accettato di essere nuovamente sottoposto a tampone con una consapevolezza diversa”
“Quello che però oggi mi lascia perplesso è il costo del prelievo che, a distanza di due settimane, è raddoppiato. Ci sarà sicuramente un motivo, mi piacerebbe saperlo.
Grazie!” ha concluso.
La risposta alla domanda la da l’assessore alla sanità e il welfare per la regione Lombardia Giulio Gallera.
«Il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative – ha affermato Gallera– e per questo abbiamo previsto che sia possibile effettuarlo all’interno di una determinata comunità (es. aziende, Enti, ecc), ma chi lo propone deve occuparsi di tutto: acquisire i test sierologici, trovare il laboratorio che li processi, spiegare al cittadino che il test è volontario, reperire i tamponi a cui sottoporre la persona qualora questa dovesse risultare positiva al test. L’esecuzione del tampone non dovrà gravare sulle priorità della sanità pubblica»

Alessio Luisetto