Milano: Via Crucis per la zona Pastorale I Milano
Milano 31 Marzo 2020
Questa sera l'Arcivesovo Mons.Mario Delpini ha Presieduto il rito della Via Crucis per la zona Pastorale I di Milano. Lo stesso rito Celebrato nella Cappella Feriale del Duomo "senza conconrso di popolo" come prevede il DPCM.
Di seguito l'Omelia dell'Arcivescovo Mons.Mario Delpini
Via crucis – Zona I Duomo di Milano – marzo (invece che nella parrocchia s Maria di Lourdes - Mi) In assenza di fedeli per misure di cautela contro la diffusione del virus
La Madre, sulla via della croce
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Occhi e cuore di madre. Più semplici, più veri, più poveri, più straziati sono gli occhi e il cuore della Madre che incontra Gesù. Maria, la Madre, accompagna la passione del Figlio, con occhi e cuore di madre, fin sotto la croce, fino al compimento. Chi segue Maria, chi vuole vivere la via crucis nel mondo più intenso, più essenziale, deve accompagnare la madre. Vicino alla madre i discorsi e le teorie, i distinguo e i calcoli si rivelano di cattivo gusto, inappropriati. Certo la vita, l’organizzazione della comunità hanno bisogno anche di discorsi e protocolli, di elaborazioni teoriche e di precisazioni. Ma c’è una partecipazione al mistero di Cristo, alla sua vita, passione, morte e risurrezione che possiamo imparare da Maria, la madre. Perciò preghiamo Maria con il ritornello ad ogni stazione: “Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore”. Maria, la madre, ci può insegnare come noi, figli adottivi, possiamo entrare in un legame di fraternità con Gesù, il figlio unigenito, attraverso la partecipazione credente al suo soffrire.
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Occhi e cuore di Madre nello spettacolo dell’ingiustizia e della crudeltà. Gesù è condannato a morte: il giusto è vittima dell’ingiustizia. Gesù subisce la crudeltà del supplizio e dell’insulto: il mite è vittima della crudeltà Dobbiamo protestare, dobbiamo contrastare, dobbiamo lottare per sradicare ingiustizia e crudeltà: siamo troppo timidi e vili, siamo troppo distratti, siamo troppo ottusi. Ma questo pio esercizio della via crucis non è l’occasione per un discorso sociale e politico, piuttosto è per chiedere a Maria di aiutarci a condividere il suo sentire, il suo vedere questo giusto che è il Figlio, questo mite che è il Figlio. E la Madre in questo dramma ha ancora le parole del cantico: ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni (Lc 1,51-52). Lo strazio che spezza il cuore non alimenta nella Madre la rabbia che cerca vendetta e rivincita, ma la contemplazione delle grandi cose che fa l’Onnipotente (cfr. Lc 1,49), la certezza di una superiore giustizia e la pietà, l’immensa pietà per il male che si fanno coloro che fanno il male.
3. Occhi e cuore di Madre nell’esperienza della prossimità dei miti. Simone di Cirene è costretto a portare la croce di Gesù: il mite si fa prossimo al mite. Imparate da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). Veronica asciuga il volto di Gesù: la commozione rende prossimi, anche nel gesto minimo. E la Madre assiste a questi gesti: il soccorso di Veronica che nasce da sentimenti di commozione di fronte al troppo soffrire o l’umiliazione del Cireneo che suscita sentimenti di commozione nella condivisione dello stesso peso, della stessa umiliazione. Dallo sguardo e dal cuore della Madre vengono ancora le parole che dichiarano l’impotenza: Non hanno vino (Gv 2,3): non siamo capaci di risolvere i problemi, non siamo in grado di liberare l’oppresso, non siamo in grado di salvare il desiderio di essere felici. La Madre dichiara l’impotenza e insieme indica la via della salvezza: qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5). Simone e Veronica sono chiamati sulla via della croce con parole diverse a portare l’acqua dell’impotenza e dell’insignificanza perché si compia il segno del vino buono. Il gesto minimo diventa glorioso, il bicchiere d’acqua offerto all’assetato diventa partecipazione all’opera di Dio. La Madre invita ancora a compiere qualsiasi cosa il Signore dica, fosse pure semplicemente d’attingere un po’ d’acqua. In questo tempo drammatico più che di chiacchiere, di numeri, di immagini e di allarmi, abbiamo bisogno di accogliere ancora la parola della Madre, ascoltare ancora che cosa dice il figlio perché il vino nuovo salvi il desiderio di essere ammessi alla festa che non ha fine. 4. Occhi e cuore di Madre sotto la croce del Figlio. La Madre sotto la croce raccoglie le ultime parole del Figlio. La testimonianza evangelica non insiste sul dolore, sulla scena cruenta, sul penoso soffrire e morire, piuttosto raccoglie le parole, trova il senso del dramma in quello che dice Gesù. E la Madre resta là, ancora pensosa: a queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo (cfr Lc 1,29); sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore (cfr. Lc 2,51). E le sue parole più che una resa sono il compimento della libertà, come l’immergersi non senza vertigine e commozione nel mistero: Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola (cfr. Lc 1,38). E se noi avremo costanza e fede, fortezza e docilità per stare sotto la croce riceveremo l’annunciazione, la nostra vocazione e, per grazia potremo dichiararne il compimento.