Monti (Lega): “La nuova sanità territoriale"

Sanità, audizioni sulle linee di sviluppo della legge regionale 23/2015

Monti (Lega): “La nuova sanità territoriale"
nella foto Monti alla sx
 
Sanità, audizioni sulle linee di sviluppo della legge regionale 23/2015
 
Monti (Lega): “La nuova sanità territoriale orienterà il cittadino nell’offerta sociosanitaria”
Milano, 28 giugno – Si è svolta questo pomeriggio a Palazzo Pirelli l’audizione con le rappresentanze dei gestori degli istituti sociosanitari. Hanno partecipato i rappresentanti di ARIS, Fondazione Don Gnocchi, UNEBA, Istituto Sacra Famiglia, Confcooperative, ARLEA e delle ASP Lombarde
“La Lombardia è la prima regione d’Italia nel settore sociosanitario e socioassistenziale con le sue 704 rsa, nelle quali si contano circa 61mila posti letto accreditati – dichiara Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali al Pirellone -. Il 71% degli enti gestori è di natura no profit, mentre il 7,2% di essi è pubblico. Realtà quindi fortemente ancorate alle comunità locali in cui operano e che hanno un valore sociale che va tutelato. I tanti presidi di sanità territoriale che le linee di sviluppo della legge 23/2015 prevedono serviranno ad orientare il cittadino nella fruizione dei servizi sociosanitari, socioassistenziali e riabilitativi e a favorirne il governo dell’offerta. Serve tenere alta l’attenzione sulla geriatria, sulla riabilitazione e sulla fase post dimissione ospedaliera visto il costante invecchiamento della popolazione e la conseguente esigenza di offrire al cittadino un percorso di cura efficace anche al di fuori delle strutture ospedaliere”. 
“Condivido lo stimolo di Padre Virginio Bebber – aggiunge Emanuele Monti - a non perdere di vista l’esigenza di investire anche sul patrimonio umano che lavora nelle strutture. A tal proposito, è indispensabile riaffermare il ruolo preminente della formazione, andando a rivedere l’istituto del numero chiuso nelle facoltà universitarie di medicina e di infermeria”.
Monti lancia poi una proposta: “Sarebbe auspicabile puntare sugli Ospedali di Comunità diffusi, ovvero reti di strutture già presenti sul nostro territorio che si occupino di cure intermedie e di riabilitazione e che possano contrattualizzare i propri posti letto per attuare quanto previsto dal PNRR. Questa idea ben si concilierebbe con l’obiettivo di non creare cattedrali nel deserto, come tanti stakeholder hanno evidenziato. L’obiettivo è quello di valorizzare quanto di buono la Lombardia sta già facendo”.
“Bene anche il contributo di UNEBA in cui mi ci ritrovo in toto: non sarà il parere strumentale di pochi a mettere in discussione l’eccellenza lombarda”, conclude.