Sotto il segno dell'ignoranza, il nuovo libro di Paolo Iacci
Quando l’«uno vale uno» decade in «uno qualsiasi vale uno», la competenza perde il suo valore ed è lasciato campo libero alla dittatura dell’ignoranza.
In Italia vige la dittatura dell’ignoranza: da decenni è in atto un lento ma progressivo processo di degrado che ha marginalizzato il merito e che sta premiando persone prive delle competenze necessarie per ricoprire gli incarichi che occupano.
I problemi del Paese sono sotto gli occhi di tutti - debito pubblico, disuguaglianza sociale, scarsa competitività del sistema produttivo, evasione fiscale sono solo alcune delle questioni più pressanti - il futuro è incerto e i sentimenti che caratterizzano gran parte della società italiana sono incertezza, sfiducia, disincanto.
Eppure, proprio in questo momento di estrema complessità, la fetta della classe dirigente più colta e preparata non riesce a riscuotere la fiducia dei concittadini e l’astio verso i tecnici e gli esperti è ormai culturalmente maggioritario nel Paese. Nell’opinione pubblica si fa strada la convinzione che la competenza sia una caratteristica ininfluente se non fastidiosa, e nel frattempo il dominio incontrastato dell’ignoranza tiene bloccato il Paese in uno stato di inazione.
Ma quali sono le cause che contribuiscono a trasformare l’ignoranza da limite a motivo di vanto?
L’ascolto concesso senza applicare spirito critico e le responsabilità spesso attribuite a persone impreparate rappresentano la nuova questione morale in cui oggi si dibatte l’Italia. La competenza pare aver abdicato a favore dell’ignoranza che, anche grazie agli strumenti di comunicazione messi a disposizione dalla rete, si è conquistata un’inedita capacità di «farsi sentire».
Una volta l’ignoranza era causa di vergogna, mentre ora viene ostentata come motivo di vanto, sinonimo di onestà e vicinanza ai problemi della gente, e chi difende il merito e crede che la competenza sia un elemento fondamentale per coprire posizioni di vertice è messo sotto attacco. L’emergenza Covid-19 ha rappresentato forse, almeno in parte, un’eccezione. Ma non illudiamoci: si è trattato solo di un rinsavimento momentaneo.
Il volume analizza le cause di questa situazione, dal degrado della scuola alle dinamiche familiari che abbassano le aspettative nei confronti dei giovani e ne descrive gli effetti, dall’impoverimento intellettuale della classe dirigente al diffondersi di una cultura antiscientifica, fino alla perdita di competitività dell’intero nostro sistema produttivo.
L’AUTORE: Paolo Iacci è presidente di Eca Italia, società di consulenza sulle tematiche relative alla mobilità internazionale delle risorse umane, presidente nazionale di AIDP Promotion, docente di Gestione delle risorse umane all’Università degli Studi di Milano, presidente del Comitato scientifico di Parks – Liberi e Uguali, direttore responsabile del web magazine HR On Line, collaboratore di Harvard Business Review e direttore scientifico del trimestrale Direzione del Personale. È inoltre direttore scientifico del Master HR Executive della Business School 24. Con Egea ha pubblicato "L’età del paradosso. Perché chiediamo tutto e il contrario di tutto nelle imprese e nella società" (2019).