In Lombardia ieri 65mila vaccinazioni. Si punta ai test salivari
Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali: “Abbiamo chiesto al Ministero di accelerare sul via libera ai test salivari”.
“Nella giornata di ieri abbiamo raggiunto quasi 65.000 vaccinazioni, risultato più alto da quando è partita la campagna. Il piano del Governo prevede che nel territorio lombardo la capacità erogativa sia di circa 50.000 al giorno ma siamo in grado di garantire un 30% in più.
L’impegno è di crescere ancora, nonostante non siamo ancora a conoscenza del piano delle consegne per il mese di maggio. Abbiamo chiesto al Ministero della Salute di fare presto nell’autorizzare i test salivari come metodo diagnostico del Coronavirus in quanto meno invasivo e ideale per gli studenti”, così Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali al Pirellone, a margine del consueto incontro fra la Commissione e il DG al Welfare, Giovanni Pavesi, in merito alla situazione Covid-19 e alla campagna vaccinale.
“Regione Lombardia ha chiesto già da alcune settimane – spiega Emanuele Monti - al Direttore Generale alla Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, di poter utilizzare il tampone salivare per la diagnosi del Coronavirus. Dopo alcune esperienze virtuose sperimentate sul territorio lombardo, in collaborazione con l’Università di Milano, abbiamo ritenuto necessario chiedere l’autorizzazione per utilizzarlo su tutto il territorio regionale. Sarà uno strumento da utilizzare in ambito scolastico in quanto compatibile con l’autosomministrazione e molto meno invasivo di quello nasofaringeo. Ad oggi, tuttavia, non è ancora pervenuta alcuna indicazione in tal senso dal Governo”.
“Siamo al lavoro – continua Monti - per programmare i passi successivi della campagna vaccinale, in modo particolare per quanto riguardo la vaccinazione in azienda, prevista dall’accordo quadro con Confindustria, Confapi e i medici del lavoro. Dobbiamo però garantire che queste operazioni vengano svolte in un contesto di sicurezza e dopo aver immunizzato anche il target 65-69”.
Toccato anche il tema del rientro in comunità dei contatti di caso Covid-19. “Vogliamo mantenere i due criteri di distinzione per il trattamento dei contatti di caso: quello con variante e quello senza. L’approccio che vogliamo dare è che la variante deve essere sequenziata dal sistema sanitario, in modo che vi sia un monitoraggio puntuale del tipo di variante che viene individuata sui singoli casi”.
Sugli operatori operatori sanitari no-vax infine conclude: “Significativo il dato dell’Emilia-Romagna che solo il 79% del personale sanitario si sia vaccinato, nonostante da aprile sia in vigore l’obbligo per tutti i dipendenti del comparto sanitario e sociosanitario di sottoporsi al vaccino. Ho chiesto di portare sui tavoli di confronto con il Governo anche questo tema”.