Leonardo da Vinci, quando la complessità del carattere diventa virtù
Gennaio 2021 inizia con la conferma che il mondo culturale stava aspettando. L’attribuzione a Leonardo da Vinci del ritratto chiamato “Il ritratto di Lecco”. Grazie alle ricerche della studiosa Annalisa Di Maria finalmente si è conferito il merito di questo lavoro al grande Maestro.
Maestro che stupisce ogni volta per la sua versatilità, per la sua ampia gamma d’interessi che possiamo riscontrare nei suoi studi. Il suo genio passa dall’ingegneria alla medicina, dalla botanica alla pittura. Pittura in cui raccoglie e in cui viene rappresentata tutta la sua ricerca.
Le opere artistiche di Leonardo sono tutto fuorché ordinarie. Sono qualcosa d’incomparabile e di mai visto. A cavallo tra Quattrocento e Cinquecento nulla è mai stato dipinto in questa maniera. Con dettagli che non sfuggono a uno studioso. Nella sua arte Leonardo da Vinci mette tutto sé stesso e tutti i suoi studi. Gli studi di anatomia si riflettono nei corpi realistici che dipinge. I suoi studi di architettura e ingegneria li si può riscontrare nei paesaggi. Cosa ancora più suggestiva e strabiliante è la capacità di quest’uomo, così avanti rispetto ai suoi contemporanei, di utilizzare nei suoi dipinti una natura reale, delle piante e dei fiori ben riconoscibili.
La natura, gli alberi, il paesaggio, le rocce utilizzate da Leonardo, persino l’atmosfera, non sono mai casuali. Niente è lasciato al caso. Tutto deriva da studi di botanica e da studi sull’atmosfera terrestre. Nei suoi dipinti nulla è abbozzato, tutto è dettagliato. Ogni albero è un albero non vero, ma esistente in natura. Un albero che lui stesso studia e che, così facendo, può riprodurre in tutti i suoi dettagli nella sua Opera. Ogni foglia, ogni fiore è classificabile. Nei suoi quadri Leonardo riproduce esattamente quello che lui stesso ha appreso per quanto riguarda l’impatto dell’atmosfera terrestre sulla percezione degli elementi. La prospettiva aerea. I colori di due oggetti posti su piani differenti non sono mai uguali. Gli oggetti in lontananza sono rappresentati con diverse gradazioni di colore, come li si vede nella realtà di tutti i giorni. Più sfumati, più chiari, modificati dall’atmosfera.
Così come la natura, gli alberi e i fiori, anche i corpi umani e gli animali sono studiati nei minimi dettagli. I muscoli che l’artista rappresenta nelle sue opere sono muscoli esistenti. Sono parti del corpo da lui studiate mediante osservazione dal vivo di defunti. Di questo ne si può prendere atto grazie ai diversi disegni e alle diverse annotazioni che il Maestro ci ha lasciato. Appassionato, come detto, di diverse discipline (anatomia, botanica, idraulica, ingegneria, geometria etc.), Leonardo ci lascia una preziosa e interessantissima eredità. I suoi manoscritti, le sue carte, i suoi disegni sono sparsi in tutto il mondo, ma nonostante questo “occorre considerare che si tratta probabilmente, secondo stime del tutto fondate, di solo un terzo all’incirca di quello originario” (P. De Vecchi, E. Cerchiari, Arte nel tempo, Bompiani, 2000). Molte delle sue ricerche, inoltre, sono giunte fino a noi grazie anche alle sue opere artistiche. Opere nelle quali lui rappresenta le cose studiate e osservate.
Nei suoi dipinti l’arte si lega in modo inseparabile alla scienza. Quello che lui stesso studia, grazie soprattutto all’esperienza diretta, viene analizzato e abbozzato sulle sue carte, sul suo taccuino. Quando Leonardo studia, ad esempio un albero, ne approfondisce tutti i particolari. Osserva la sua struttura, il fusto, i suoi rami, le sue foglie. Tutto nei minimi dettagli. Questi dettagli e questi particolari vengono riportati sulle sue carte sia in maniera scritta sia attraverso disegni. Disegni che riproduce con minuziosità nelle sue opere artistiche.
Un esempio lampante di questo suo carattere sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da approfondire, lo si riscontra in uno dei suoi più famosi dipinti. La vergine delle rocce. Nella prima versione di questa magnifica opera, quella realizzata tra il 1483 e il 1486 e oggi conservata al Musée du Louvre di Parigi. In questo dipinto si rileva quello detto finora. Lo studio dell’essere umano e della sua anatomia, lo studio della geologia, ma soprattutto lo studio della natura e della prospettiva. In quest’opera vi è l’utilizzo della prospettiva aerea. Guardandola e analizzandola si può studiare botanica con Leonardo. Le diverse piante sia terrestri che acquatiche che lui stesso ha esaminato precedentemente e che qui rappresenta. Leonardo è un maestro per il suo tempo ma anche per il mondo futuro, per le persone di ogni epoca. Persone che lui guida nello studio del mondo naturale grazie alla rappresentazione realistica e ricca di particolari delle piante e dei fiori. In quest’opera possiamo apprendere insieme al Maestro particolari dell’universo botanico quali: l’aquilegia vulgaris (vicino alla figura della Vergine), la Primula vulgaris, l’iris fiorentina, il Cyclamen purpurescens e molte altre.
Leonardo è stato un uomo, un artista, uno studioso dal carattere complesso e dagli interessi variegati. Nella sua vita non si è limitato a studiare e a specializzarsi in una sola disciplina. Ha voluto esplorare, studiare, approcciare diverse scienze. Spinto dalla brama di conoscere il mondo e dalla voglia di capirne i meccanismi. Questa brama oggi sembra sparita. Si è costretti in certe categorie. Categorie che hanno spento la fiamma che alimenta la voglia di scoprire i meccanismi del mondo, di andare oltre l’apparenza delle cose, di scovare il perché degli avvenimenti, di studiare quello che ci circonda per comprendere meglio anche noi stessi. Si deve fare uno sforzo per riscoprire un certo spirito di conoscenza. Per divincolarsi da un mondo che soffoca e che riduce l’individuo a un semplice numero. Numero non abilitato a chiedersi cosa c’è di altro oltre a quello che conosce. A chiedersi cosa può scoprire di diverso rispetto al mondo che lo circonda. Bisogna riavvicinarsi alla voglia di sapere per capire meglio il perché dell’universo e della sua vita.
Linda Lapersi