Lettera aperta al Presidente Giuseppe Conte
Lettera aperta al Presidente Giuseppe Conte
Stamane al risveglio, alle quattro del mattino, affondo in un limbo di stasi. Non ho pensieri foschi, non ho angoscia per nulla. Siamo tutti sospesi in questo mare di virus, invisibili e, per questo, nei confronti dei quali, anche molto increduli e sospettosi. Sui social i post non si contano più, oscillano in un delirio collettivo, che demonizza chiunque, non solo il coronavirus. Il Presidente del Consiglio Conte, che io stimo tantissimo, in alcuni post viene vilipeso ed offeso. La qual cosa fa male al mio essere. In genere inorridisco a vituperi e non apprezzo il linguaggio scurrile. Penso che si possa esprimere il proprio dissenso o disprezzo con parole civili. Non c’è bisogno di ricorrere ad espressioni turpi, per esprimere la rabbia e la propria impotenza di fronte alla realtà.
Bisogna essere signori nei modi, nell’aspetto, nel linguaggio, nelle relazioni e il Presidente Giuseppe Conte lo è. E’ il nostro Presidente del Consiglio, l’unico nel panorama politico, attuale ed antecedente, degno di cotanto ruolo e titolo. Ormai, prima di lui la nostra impotenza come Italiani aveva raggiunto il culmine. La nostra frustrazione di Italiani aveva raggiunto la massima espressione. Ormai eravamo alla mercé delle voluntas di vari personaggi politici, dietro le quali agivano le banche.
Insomma negli ultimi anni abbiamo assistito a Governi completamente insensibili alle esigenze del Paese, sempre più gravato da un fisco incombente e pressante, mentre il Sistema Sanitario e la Scuola Pubblica venivano “flagellati” sempre di più e privati di quei fondi necessari a tutelare la Salute dei cittadini e ad assicurare un’efficiente formazione umana e culturale delle nuove generazioni. La legge Fornero innalzò l’età pensionabile, la legge 107 del 2015 tolse ogni valore al corpo docente, trasformando la scuola in un’azienda e lasciando gli insegnanti sempre più esposti all’invadenza di alcuni genitori, incapaci di educare e gestire i propri figli.
Poi i Ministri Di Maio e Salvini,hanno spazzato via una parte del vecchio, ma il peggio ovvero le conseguenze di una politica allo stremo, legata solo a conservare le poltrone di Palazzo Chigi, doveva ancora venire.
E caddero ponti; nevicate infernali ed alluvioni terrificanti piegarono e piagarono l’Italia, mentre un uomo solo forse era degno di essere chiamato Presidente del Consiglio e fu nominato tale.
L’Avvocato Giuseppe Conte è stato forse l’unico regalo buono di una politica allo sbando.
Ricordo quando il Ministro Di Maio parlò di lui, indicandolo come colui che poteva sostenere quel ruolo.
Lo vedemmo incedere elegante, distinto, umile, col corpo leggermente inclinato in avanti, presentarsi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Presentò la squadra di Governo. Ci fu tensione, si parlò di uscita dall’euro. L’Europa tremò…
Conte contenne le istanze e con il suo parlare cauto e convincente ebbe la capacità di sedare i sospetti sul neo governo.
Avemmo sotto di lui due vice premier, come al tempo della Repubblica Romana con i due consoli al potere.
Gestirli entrambi non fu facile per niente. L’opposizione sedata, frustrata e sbigottita, covava sotto la pelle, bile rabbiosa nei confronti dei nuovi leader.
Veleno e fango fu versato sui neo governanti e Giuseppe Conte resse le offese, le accuse e gli attacchi con quell’impassibilità e signorilità, che non lo turbarono mai. Con la mossa fallimentare di Salvini, l’Italia vacillò, ma il Governo Conte bis riprese le redini di una nave oscillante nel mare delle ONG e dei naufraghi alle porte e nei porti.
Ora Conte conduce l’Italia nel porto della salvezza in questo mare di virus invisibili e micidiali. Ancora solo nel prendere decisioni, mentre si sbandierano soluzioni e vuote parole, temendo di perdere consensi.
Un uomo al comando che mi ispira fiducia, che nessuno dovrebbe criticare, ma sostenere in questa lotta terribile tra il giusto ed il possibile.
L’Italia barcolla, ma non cederà sotto il peso di questo ennesimo disastro. Tutti per uno, uno per tutti. Questo dovremmo essere noi italiani. Attuare il concetto di squadra e non criticare, criticare, criticare ad oltranza, ma fare corpo contro il nemico.
Sostenere e pregare per Conte e tutti gli uomini di Governo che gli sono vicini, per i medici e i sanitari, i barellieri e gli inservienti, i civili ,i militari e i volontari, gli italiani buoni e quelli cattivi, questo dovremmo fare.
Elena Opromolla