Mercurio nel pesce: attenzione a spada e verdesca
Altroconsumo ha condotto un’analisi su circa 100 pesci, freschi e conservati, di diverse specie fra le più acquistate dagli italiani, al fine di verificare la presenza di questa sostanza e aiutare i consumatori a regolarsi per non superare la soglia di assunzione indicata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
Il pesce è uno degli alimenti più presenti e apprezzati della dieta mediterranea che, grazie alle sue qualità nutrizionali, apporta numerosi benefici alla nostra salute. Bisogna però stare attenti al mercurio, un inquinante tossico per l’uomo che si accumula nelle carni di alcune specie.
Il pesce è un alimento prezioso. A cui non bisogna rinunciare. È ormai accertato che una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e che privilegia il pesce al posto della carne aiuta a vivere meglio e più a lungo, perché previene le malattie metaboliche, quelle cardiovascolari e alcune forme tumorali, come il cancro al colon.
Tuttavia, anche il pesce può nascondere alcune insidie da non sottovalutare: è il caso, per esempio, del mercurio, un metallo pesante che inquina l’ambiente marino e che si accumula nelle carni di chi lo abita, soprattutto delle specie grandi e predatorie, come il pesce spada e lo squalo.
Il problema è noto, tant’è che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha fissato da tempo una dose di assunzione settimanale tollerabile di metilmercurio, la forma più tossica per l’uomo.
I pesci più contaminati sono risultati quelli di grossa taglia come pesce spada e verdesca, che con una sola porzione possono far superare la soglia di mercurio settimanale accettabile per i bambini. Fra i pesci più piccoli e anche fra quelli più diffusi nei carrelli degli italiani la situazione migliora: trota salmonata, sardine e sgombro risultano molto meno inquinati. Anche il tonno in scatola è risultato sicuro.