Parabiago, " Vittime della strada" ricordate come monito
il Sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi, l'Assessore alla Sicurezza e alla Cultura Barbara Benedettelli e il Comandante della Polizia Locale Maurizio Morelli danno il loro messaggio, invitando a seguire le regole del Codice Stradale e ricordano che non rispettarle è una forma di violenza.
Vittime della strada, impegno concreto del comune di Parabiago
Non sono “incidenti” quando (oltre il 90% dei sinistri) si sceglie di non osservare una regola del Codice della Strada o non si è attenti alla guida di un qualsiasi mezzo di trasporto. Qui non c’entra la casualità, si tratta di scelte. “La strada non è un palcoscenico, il sedile di un auto non è una poltrona” viene detto nel cortometraggio nel suo passaggio dalla fiction alla realtà. Un mezzo di trasporto è una potenziale arma che può cambiare, per sempre, più vite: quella di chi resta gravemente ferito e ne esce con un handicap, quella di chi muore e dei propri cari, quella di chi lo scontro lo provoca.
Così viene descritta l'iniziativa forte e importante per ricordare chi non c'è piu': Il cortometraggio è dedicato ad Andrea de Nando, Bianca Ballabio, Pietro Calogero e tutte le Vittime della strada, ma anche a fare prevenzione.
Nel video si vede cosa può succedere quando si è distratti alla guida a causa del cellulare.
nel finale il Sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi, l'Assessore alla Sicurezza e alla Cultura Barbara Benedettelli e il Comandante della Polizia Locale Maurizio Morelli danno il loro messaggio, invitando a seguire le regole del Codice Stradale e ricordano che non rispettarle è una forma di violenza. Uniti a loro alcuni familiari di Bianca e Pietro, i loro amici, la mamma di Andrea e parte della Giunta e del Consiglio Comunale, riuniti al di là dei ruoli e delle idee politiche, per la Sicurezza Stradale e la tutela della vita.
La scena finale si svolge nella Piazza del Comune. Ognuno ha davanti a sé un telo bianco macchiato di rosso steso sull'asfalto, simbolo delle morti su strada. Mentre il drone sale riprendendo la scena dall'alto, quel telo viene raccolto e stretto in pugno. Lo sguardo al cielo, per ricordare le persone scomparse. Sotto i teli resta una x, un segno di cancellazione, perché non vi siano “mai più Vittime su strada”. Due teli restano lì, stesi a terra, l’obiettivo dell’Amministrazione comunale non è utopico. Una minima percentuale di sinistri è purtroppo inevitabile, in quanto dovuta al caso. L'obiettivo è invece quello di eliminare gli scontri dovuti all'imprudenza, all'inciviltà e alla mancanza di rispetto delle regole e della vita.
La sceneggiatura del cortometraggio, scritta dall'Assessore Barbara Benedettelli, che da anni è accanto ai familiari delle Vittime della strada ed è anche Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, volutamente viaggia tra finzione e realtà. Da una parte il Comando di Polizia Locale che dà il senso di realtà, dall'altra il teatro, che all'inizio è mera scena, ma alla fine diventa proprio il luogo in cui la realtà si rivela in maniera netta.
Si scopre che gli attori non sono attori, ma persone coinvolte per davvero in modo diverso nelle quotidiane stragi della strada. Protagonisti del cortometraggio sono gli amici di Bianca Ballabio e Pietro Calogero, entrambi 20 anni, scomparsi sul Sempione il 2 agosto scorso; Elisabetta Cipollone, mamma di Andrea De Nando, scomparso a 15 anni il 29 gennaio 2011; il Sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi; il Comandante della Polizia Municipale Maurizio Morelli insieme a Ufficiali e agenti del Comando di Parabiago. Nel finale, di forte impatto, sono presenti anche altri familiari di Bianca e Pietro, gli Assessori Almici, Benedettelli e Lonati; il Presidente del Consiglio Comunale Adriana Nebuloni e i Consiglieri Croce Elisabetta, Mezzena Roberto, Raimondi Carlo, Rancilio Giuliano, Scocozza Luca, Zerbini Stefania.
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TRAMA CORTOMETRAGGIO PER LA SICUREZZA STRADALE
Mai più Vittime su strada
Tre ragazzi stanno recitando in teatro una scena per uno spot sulla sicurezza stradale, intanto al Comando di Polizia Locale si svolge la quotidianità, presto interrotta da alcuni sinistri mortali.
I ragazzi sono sul palco, che rappresenta la strada. Sono seduti sulle sedie come se si trovassero in due auto diverse, in luoghi diversi. Percorrono la strada con imprudenza e senza rispettare le regole del CdS. Una ragazza, fiera della sua nuova auto e sicura di sé, si distrae con il cellulare, va troppo veloce e passa col rosso perché distratta. Le va bene. Un po' di spavento, ma non è accaduto niente. Continua come se nulla fosse accaduto. Sempre distratta, sempre meno ligia alle regole, sempre con il cellulare in mano. Sino a quando - questa volta perché lo decide - passa ancora con il rosso e investe delle persone.
In Comando arriva la chiamata di una donna che ha assistito al sinistro. E' sotto shock. Viene inviata una pattuglia che si trova già all'esterno, ma vista la gravità ne parte un'altra dal Comando.
Intanto (sempre in teatro) su un'altra auto ci sono due ragazzi. Decidono di non mettere la cintura, convinti che a loro non possa mai accadere nulla. Il guidatore, che si crede un pilota esperto, se ne frega dei segnali stradali e rischia di investire una madre col figlio. Il passeggero ha paura. Ma proseguono.
Nel frattempo nell'auto della Polizia partita in appoggio a quella già fuori, i due agenti sperano che nel primo sinistro non ci siano Vittime. Nello stesso istante l'auto con i due ragazzi si schianta. Il passeggero è grave, è in coma.
La seconda pattuglia riceve una chiamata dalla centrale che avvisa di un altro grave scontro. Un disastro. Come ogni giorno in Italia: 9 morti al giorno, oltre 3000 feriti in un anno. E' questo il tragico bollettino che riceve il Comandante, che comunica al Sindaco l'avvenuta strage.
Il Sindaco si reca sul posto. Parla con severità ai ragazzi che hanno provocato i sinistri. In un attimo hanno distrutto più vite, quella di chi hanno ferito o ucciso e anche la loro, che continuerà con il senso di colpa nel cuore.
Nel frattempo la madre di una delle Vittime viene raggiunta dalla Polizia che le comunica la triste notizia. La madre (il simbolo di ogni madre di Vittima) si reca sul luogo dei sinistri e arrabbiata si rivolge ai ragazzi: “La strada non è un palcoscenico, il sedile di un auto non è una sedia! Un mezzo di trasporto può trasformarsi in un arma o in una tomba. Mio figlio Andrea camminava su una strada vera, un proiettile su strada lo ha ucciso. Aveva solo 15 anni”. Non è un'attrice, è Elisabetta Cipollone, mamma di Andrea De Nando. A questo punto anche i ragazzi svelano di non essere attori, ma i veri amici “per sempre” di altre due Vittime della strada: Bianca Ballabio e Pietro Calogero, entrambi 20 anni.
E' qui che il teatro si incontra con la realtà quotidiana delle migliaia di persone che perdono la vita sulle nostre strade e di chi sopravvive nel dolore della perdita.
Il Finale
Nel finale il Sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi, l'Assessore alla Sicurezza e alla Cultura Barbara Benedettelli e il Comandante della Polizia Locale Maurizio Morelli danno il loro messaggio, invitando a seguire le regole del Codice Stradale e ricordano che non rispettarle è una forma di violenza. Uniti a loro alcuni familiari di Bianca e Pietro, i loro amici, Elisabetta e parte della Giunta e del Consiglio Comunale, riuniti al di là dei ruoli e delle idee politiche, per la Sicurezza Stradale e la tutela della vita.
La scena si svolge nella Piazza del Comune. Ognuno ha davanti a sé, un telo bianco macchiato di rosso steso sull'asfalto, simbolo delle morti su strada. Mentre il drone sale riprendendo la scena dall'alto, quel telo viene raccolto e stretto in pugno. Lo sguardo al cielo, per ricordare persone scomparse. Sotto i teli resta una x, un segno di cancellazione, perché non vi siano “mai più Vittime su strada”. Due teli restano lì, stesi a terra, l’obiettivo dell’Amministrazione comunale non è utopico. Una minima percentuale di sinistri è purtroppo inevitabile, in quanto dovuta al caso. L'obiettivo è quello di eliminare tutti quelli dovuti all'inciviltà e alla mancanza di rispetto delle regole e della vita.
NOTA
La parola Vittime è sempre rappresentata con la V maiuscola, per dare a chi lo è davvero dignità.