Varese. Messaggio di inizio anno dal Comitato PAS

Il Comitato PAS (Prima a Scuola) che si è distinto lo scorso anno per la battaglia a favore della scuola in presenza, ha inviato una lettera a tutti i genitori per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione dei nostri ragazzi e bambini.

Varese. Messaggio di inizio anno dal Comitato PAS
Una mamma durante la manifestazione per la riapertura delle scuole

Silvia Vitiello, responsabile e fondatrice del Comitato “Prima A Scuola!” di Varese e provincia, è una mamma di 2 bimbe e lavora come ricercatrice nell’ambito delle energie rinnovabili. Varesepress l’ha già incontrata lo scorso marzo in occasione dell’organizzazione della Manifestazione di Varese a favore della riapertura delle scuole, che ha avuto un grande successo.

Pubblichiamo qui di seguito la lettera che Silvia ha scritto per sensibilizzare tutti noi rispetto alla modalità con cui è stata gestita l’emergenza Covid:

“Da quando ci siamo sentiti ci sono state tante lettere e documenti scritti inviati al governo, sia da noi di Varese e Gorla Minore che dalla Rete Nazionale; il CTS e il TAR del Lazio hanno sancito che le mascherine non servono sotto i 12 anni e che i tamponi a tappeto nelle scuole sono inutili, è stata fatta la richiesta di un protocollo unico… e invece siamo sempre qui. 

La scuola è ricominciata in Lombardia. Nell’ultimo anno e mezzo, da quel 24 febbraio 2020 quando le scuole chiusero per la prima volta, purtroppo non ci sono stati miglioramenti né si ha oggi un minimo di riguardo per questi bambini e ragazzi che saranno il futuro del nostro paese. 

Li abbiamo chiusi in casa 4 mesi, non potevano nemmeno andare al parco o al supermercato o a comprare il pane; li abbiamo piazzati davanti ad uno schermo tutto il girono contrariamente a tutte le indicazioni delle società pediatriche del mondo; abbiamo imposto loro la mascherina dai 6 anni in su, contro ogni evidenza scientifica, contro due sentenze del TAR e la conferma del CTS (verbale del 12 luglio in risposta ai quesiti del MIUR), contro le raccomandazioni dell’OMS e dell’ECDC e in contrapposizione a quanto previsto nel resto dei paesi europei, con rare eccezioni.

Abbiamo emesso protocolli da caccia alle streghe, tutti diversi da regione a regione, da ASST ad ASL, in modo che il diritto allo studio dipendesse dal luogo dove si è iscritti a scuola; si sono fatte quarantene per un positivo in classe, quarantene di durate diverse per la stessa classe se vaccinati o meno (come sarà possibile? Bah!), quarantena diversa a seconda del tipo di variante, doppio tampone, tampone singolo…

Abbiamo imposto i tamponi a tappeto nonostante tutti i dati in possesso del MIUR confermassero che le scuole sono uno dei luoghi più sicuri, che l’OMS dicesse che non vanno testati gli asintomatici, e gli altri paesi europei dopo averli sperimentati li avessero abbandonati.

Abbiamo privato per mesi bambini e ragazzi di ogni attività sportiva o ricreativa costringendoli in casa, togliendo loro qualsiasi occasione di socialità. 

Abbiamo chiesto ai 12-17enni di vaccinarsi (e loro l’hanno fatto più di tutti) anche se nella loro fascia d’età i casi e le ospedalizzazioni sono state pochissime, lasciando invece liberi di scegliere milioni di ultra-sessantenni che non devono prendere un autobus o fare attività sportiva. 

Non sapendo più cosa aggiungere, il venerdì prima dell’inizio della scuola è stato pubblicato un decreto che è entrato in vigore il giorno seguente (sabato) che impone ai genitori senza Green Pass di non accompagnare i propri figli nella scuola (mentre in parlamento certo che si può entrare senza green pass!): quindi chi non ce l’ha non va a scuola? Non fa l’inserimento?

E dopo tutto questo, abbiamo ancora lasciato la facoltà (che certamente sarà sfruttata) a Presidenti di Regione e Sindaci di chiudere le scuole al primo accenno di innalzamento dei contagi o di occupazione delle terapie intensive (15%, più basso dello scorso anno). 

In tutto questo il nostro attuale debito pubblico è al 160%, e questi ragazzi, oltre a colmare le lacune di due anni di scuola persi, dovranno anche ripagarlo. 

Se fossimo noi questi bambini ed adolescenti di oggi, cosa faremmo una volta diventati grandi? 

Io provo davvero profonda vergogna per la classe dirigente di questo paese”.