Web Tax, oltre 30 paesi hanno adottato una normativa locale
È quanto emerso durante il sesto Tax Day organizzato da DLA Piper, dedicato ai principali trend di fiscalità internazionale. Lapecorella (MEF): “Siamo a un punto decisivo nelle negoziazioni in sede OCSE per una soluzione condivisa a livello globale. Snodo fondamentale a luglio”.
Problematiche globali come la tassazione dell’economia digitale necessitano di soluzioni globali. Senza un approccio condiviso a livello OCSE o almeno a livello di Commissione Europea, la permanenza in vita della Digital Services Tax italiana (o imposta sui servizi digitali) rischia di creare incertezze operative e possibili contenziosi per il contrasto con le Convenzioni contro le doppie imposizioni e la stessa nostra carta costituzionale. Ad oggi ci sono oltre 30 Paesi che hanno adottato soluzioni unilaterali, creando una situazione non più gestibile per le aziende, anche in termini di compliance.
È quanto emerso ieri durante il primo appuntamento del VI Tax Day di DLA Piper, il principale studio legale internazionale presente in Italia, svoltosi in forma di webinar.
Uno dei temi dibattuti riguarda la qualificazione del prelievo in Italia come imposta indiretta (a differenza di quanto sembra accadere in Francia e Spagna). In realtà, secondo quanto emerso dalla discussione, affermare che non vi sia alcun elemento reddituale inciso dalla DST non pare corretto e quindi è difficile dubitare della applicabilità dei trattati contro le doppie imposizioni alla luce dell’art. 2 del Modello OCSE.
L’evento è stato aperto da un keynote speech della prof.ssa Fabrizia Lapecorella, Direttore Generale del Dipartimento delle Finanze del MEF e Chair designata del Fiscal Affairs Committee dell’OCSE, secondo la quale “ci troviamo a un punto di svolta nelle negoziazioni in sede OCSE sulla riforma del sistema fiscale internazionale e sulla tassazione dell’economia digitale. Dopo alcune difficoltà, stiamo riscontrando un rinnovato slancio nella discussione, che può portare a una positiva conclusione di questo lungo percorso avviato nel 2015. Il momento chiave sarà il prossimo meeting dei ministri finanziari del G20 e dei governatori delle banche centrali, previsto a luglio: questo è il termine entro cui si cercherà di trovare una soluzione c.d. consensus based”.
Al centro dei lavori il “Pillar One” e il “Pillar Two” proposti dall’OCSE, i lavori delle Nazioni Uniti, della Commissione UE e la riforma fiscale americana Yellen-Biden, di cui si teme anche la retroattività, aspetti sui quali si sono confrontati anche Nicoletta Savini, Global head of tax di TIM, e Pietro Antonini, Group tax Director di Autogrill.
Nella successiva tavola rotonda, presieduta da Pamela Palazzi, Head of Tax di SKY Italia, si è parlato dell’introduzione della Digital Services Tax in Italia, Francia, Spagna e Regno Unito, con il punto di vista portato dai professionisti di DLA Piper di diverse sedi europee: Giovanni Iaselli (Milano), Raphael Bera (Parigi), Carlos Rodriguez (Madrid) e Matt Davies (Londra).
“Nella fiscalità internazionale si assiste ad una fiera di ovvietà, su tutte quella che occorre adeguare i modelli di tassazione all’economia digitale, che oggi, come afferma l’OCSE, è diventata l’economia tutta; l’ulteriore rush della digital economy durante la pandemia ha reso ulteriormente chiara la necessità di individuare una soluzione comune, volta a limitare il proliferarsi di azioni individuali e disomogenee, e riequilibrare la corretta allocazione dei profitti tra i Paesi. Manca tuttavia una direzione concreta e un first mover, che forse sarà l’amministrazione Biden con la proposta Yellen di minimum tax globale per i grandi gruppi”, commentanoAntonio Tomassini e Christian Montinari, partner DLA Piper e responsabili del dipartimento Tax in Italia.
Il secondo appuntamento del VI Tax Day di DLA Piper si terrà il 27 maggio e sarà dedicato alle misure fiscali post COVID-19, al transfer pricing e alle nuove sfide per i modelli di business e per la mobilità dei lavoratori nell’epoca della pandemia.