Lettera al mondo - I poeti scrivono ai potenti della Terra
Lettera al mondo - I poeti scrivono ai potenti della Terra
I poeti scrivono un messaggio ai potenti della Terra: restituite un futuro al nostro pianeta e una speranza alle generazioni che verranno dopo di noi. Non si può accettare che l’indifferenza e l’ignavia da parte dei potenti, dei leader delle nazioni conducano la civiltà e l’ambiente al disastro.
Non si può accettare che la loro ipocrisia e la loro paura siano causa di sofferenza e morte per un numero enorme di profughi. Non si può accettare che ai progressi della scienza e della tecnologia non corrisponda un’evoluzione morale e siamo ancora circondati da razzismo, antisemitismo, omofobia, xenofobia e altre forme di intolleranza. Non si può accettare che le future generazioni e le specie viventi diverse dall’uomo non abbiano diritti fondamentali. Con queste premesse alcuni poeti di diversi continenti, tutti impegnati a difesa dei diritti umani e dell’ambiente, hanno scritto la presente “Lettera al mondo” in cui chiedono con i loro versi ai governi, alle istituzioni internazionali, a coloro che gestiscono il destino del pianeta di abbandonare egoismo, avidità e indifferenza e di iniziare a lavorare, con responsabilità e dignità, per restituire un futuro al nostro pianeta e una speranza a coloro che verranno dopo di noi.
Lettera al mondo
Caro mondo, perdonaci
il sangue, il veleno e le lacrime
che abbiamo sparso su di te,
perdonaci il potere
che accordiamo ai tuoi carnefici.
Quando percorriamo le tue strade
vediamo l’ingiustizia
rivestire i muri delle nostre case.
La povertà è scritta
coraggiosamente sui libri;
siamo seduti, soli e desolati.
Potremo mai guarire le tue ferite,
le ferite della gente?
Dicci che non vivremo senza amore.
C’è gente che uccide e altra che muore,
una tendenza al riarmo nucleare
e
e ovunque rifugiati, come mai prima d’ora.
Ricorda e ricordaci che non sei nostro,
ma di altri che verranno.
E di altri ancora che verranno.
Sei così pieno di povertà e disgrazia!
E chi impoverisce e distrugge,
si fermerà mai?
Perdonaci le pietre e i lacci,
i morsi e le piaghe,
il buio e il grido dell’anima.
Oltre il confine
l’unica domanda,
“Chi sei?”,
presume una sola risposta:
“Sono un uomo,
sono una donna”.
Ma il bimbo nato sul confine
a quale mondo appartiene,
da quale tribù sarà cresciuto?
I popoli hanno forme confuse,
le loro speranze hanno un respiro difficile.
Ai piedi del secolo rimangono
fiumi asciutti e spoglie macilente.
Un continuo dibattere e distillare
la pellicola della storia più conforme.
Perdonaci l’amore che abbiamo sepolto
l’odio che abbiamo scavato dall’abisso,
la nostra fame avida di luce.
Non abbiamo ancora le risposte che cerchiamo,
ma siamo qui da tanto tempo
e possiamo ancora diventare persone migliori,
capaci di gentilezza e rispetto.
Perdonaci la bontà che abbiamo allontanato,
gli altari su cui abbiamo sacrificato la memoria,
le buone parole che abbiamo tradite.
Se perdessimo il pensiero dimenticheremmo
tutti gli errori del passato, perderemmo il suono
delle parole e il loro mistero.
Perdonaci i confini che abbiamo superato
e che erano al di là della giustizia,
i nostri occhi, la loro indifferenza
che anticipa l’orrore.
Perdonaci se il tempo ha paura di noi
e se della sua linfa, dei suoi fiori
non abbiamo mai avuto pietà.
Ci chiedi di conservarti
così che tu possa preservarci.
Raggi di sole penetrano tra le fronde,
ma l’angoscia raggiunge le radici
e frecce d’acqua ti trafiggono il cuore.
Se perdessimo l’amore per la vita
saremmo freddi come il ghiaccio
e aridi come il deserto.
Perdonaci se i nostri figli nascono buoni
come angeli e sempre troppo presto
li iniziamo all’odio.
Perdonaci se siamo parte del tuo cuore,
respiriamo il tuo respiro,
ci nutriamo della tua polpa viva
eppure ti siamo nemici.
Attendiamo un salvatore
che fermi l’ascia indifferente
al vero splendore della natura.
Gli alberi scrivono
a coscienze inflessibili.
Perdonaci le guerre,
le stragi di innocenti,
le mura che innalziamo
davanti al dolore,
perdonaci gli inceneriti,
gli sfiniti, gli smembrati,
i soffocati, i dissanguati,
gli annegati e gli abbandonati.
Saremo grati a chi cambierà le cose
e aprirà i nostri occhi.
Non ci manca niente,
tranne un Amore che ci unisca.
Perdonaci di essere morte e menzogna,
caro amico tradito;
ma perdonaci solo se ci fermiamo in tempo.
Se non lo facciamo, lasciaci
alla nostra agonia,
come una ferita infetta
che guarirà da sola.
Roberto Malini, Isoke Aikpitanyi, Dario Picciau, Glenys Robinson, Alatishe Kolawole, Antonella Rizzo, Steed Gamero, Skylar, Daniela Malini
***
A group of poets have written a message to the powerful of the Earth: give our planet back a future and hope to the generations to come. We will continue to ask institutions all over the world to start a path of civilization that takes into account the rights of the environment, all peoples and future generations; we will no longer accept silence or empty words as answers.
We need leaders who listen to the voice of scientists, defenders of human rights and the voice of those who will come and who will judge our responsibilities regarding resources, biological wealth and social justice on our beautiful planet.
We cannot allow the indifference and apathy of those in power, the leaders of nations, to lead civilisation and the environment towards disaster.
We cannot allow their hypocrisy and fear to be the cause of suffering and death for a great number of refugees. We cannot allow the progress of science and technology not to go hand in hand with a moral evolution, and find we are still surrounded by racism, anti-Semitism, homophobia, xenophobia and other forms of intolerance.
We cannot allow future generations and living species other than man to be deprived of fundamental rights. Based on these premises, a number of poets from different continents, all committed to defending human rights and the environment, have written this “Letter to the World”, appealing through their verses to governments, international institutions and those in charge of the destiny of the planet to let go of all selfishness, greed and indifference and to begin working, with responsibility and dignity, towards restoring a future to our planet and hope for those who come after us.
A Letter to the World
Dear World, forgive us
the blood, poison and tears
we have spilled on you,
forgive us the power
we hand to your destroyers.
When we walk your streets
we see injustice
cover the walls of our homes.
Poverty is written
courageously in books;
we sit, alone and desolate.
Can we ever heal your wounds,
the people’s wounds?
Tell us we will not live without love.
There are people who kill, and others who die,
a trend towards nuclear rearmament
and everywhere refugees, like never before.
Remember and remind us you do not belong to us,
but to others who will come.
And others who will come after them.
You’re so full of poverty and misfortune!
Will those who impoverish and destroy
ever stop?
Forgive us the stones and shackles,
the bites and wounds,
the darkness and the screams from the soul.
Over the border, the only question,
“Who are you?”
expects a single answer:
“I am a man,
I am a woman.”
And the child born on the border,
which world does he belong to,
which tribe has raised him?
People take on blurred forms,
their hope has laboured breath.
At the end of the century
only dried up rivers and wasted ruins remain.
A continuous debate and synthesis
of the most conforming film of history.
Forgive us the love we buried,
the hatred we dug up from the abyss,
our hunger, greedy for light.
We still don’t have the answers we seek,
despite being here for some time
and we can still become better people,
capable of kindness and respect.
Forgive us the goodness we pushed away,
the altars upon which we sacrificed our memory,
the fine words we betrayed.
If we lost all thought, we would forget
all the errors of the past, we would lose the sound
of words and their mystery.
Forgive us the boundaries we crossed,
on the other side of justice,
our eyes, their indifference
that anticipates the horror.
Forgive us if time fears us
and we had no mercy
for its lymph, and flowers.
You ask us to save you,
so you can protect us.
Sunbeams filter through the branches,
but anguish reaches down to the roots
and arrows of water pierce the heart.
If we were to lose our love of life
we’d become as cold as ice
and as arid as the desert.
Forgive us if our children are born as
kind as angels, but too soon
we teach them to hate.
Forgive us if we are part of your heart,
if we breathe your breath,
feed off your living pulp,
and yet we are your enemies.
We await a saviour
who will stop the axe that is indifferent
to the true splendour of Nature.
The trees write
to unbending consciences.
Forgive us the wars,
the slaughters of the innocent,
the walls we erect
before their pain,
forgive us the incinerated,
the exhausted, the dismembered,
the suffocated, the murdered,
the drowned and the abandoned.
We will be grateful to those who change things
and open our eyes.
We’re short of nothing,
except a Love that unites us.
Forgive us for being death and lies,
our dear forsaken friend;
but forgive us only if we stop in time.
And if we don’t, leave us
to our death throes,
like an infected wound
that will heal itself.
Roberto Malini, Isoke Aikpitanyi, Alatishe Kolawole, Antonella Rizzo, Dario Picciau, Glenys Robinson, Steed Gamero, Skylar, Daniela Malini