Recovery, l'Europa chiede certezze. Governo in stallo, fondi a rischio
Il presidente emerito della Corte Costituzionale denuncia che il Governo Conte ha coinvolto le Camere in meno del 3?gli atti decisi per far fronte alla pandemia. L'ex Senatore Luigi Grillo, già presidente della VIII Commissione del Senato e sottosegretario al Bilancio, analizza lo stallo istituzionale sul Recovery Plan di queste settimane.
La governance dei 209 miliardi di euro in arrivo dalla UE, bocciata nella struttura piramidale voluta da Palazzo Chigi, è uno dei punti di frizione tra i partiti che sostengono il Governo.
Sull’attuazione del piano non si può sbagliare: Il Ministro dell’Economia ha dichiarato: «Questo Recovery Plan ha una caratteristica fondamentale: noi anticipiamo i soldi, le risorse nazionali vengono rimborsate quando si raggiungono gli obiettivi. Se gli obiettivi non saranno raggiunti, Bruxelles può bloccare le erogazioni a cadenza semestrale, si rischia così di perdere questi finanziamenti-contributi e quindi, come conseguenza, di avere un buco di bilancio».
Il Ministro per gli Affari Europei, a sostegno dell’intervista del Commissario Ue Paolo Gentiloni, ha spiegato con chiarezza che «i progetti da inserire nel Next Generation Eu senza una modalità di esecuzione solida ed efficiente rischiano di rimanere un libro dei sogni».
Il Pd ha chiesto a Conte un’iniziativa che tarda a venire. Il Premier prende tempo, pare immobilizzato. Forse sta rendendosi conto che rischia, con le sue fughe in avanti, di non restare più a lungo a Palazzo Chigi.
Eppure basterebbe che andasse a leggere le linee guida ricevute a settembre dalla Commissione Europea dove è scritto che “per assicurare un’implementazione efficace dovranno essere stabilite chiare responsabilità: ciascun Paese dovrà nominare un ministro o un’autorità – quindi un’unità di missione – che abbia la totale responsabilità sui piani di resilienza e che sia l’unico punto di contatto per la Commissione”.
Tutto ciò purtroppo ancora in Italia non è stato fatto. Il Partito Democratico, un giorno sì e un giorno no, suggerisce il modello del Ponte Morandi o il modello dell’Expo. Renzi al Senato ha dichiarato: «Senza un coinvolgimento pieno del Parlamento il nostro gruppo non appoggerà più il Governo».
Siamo ad uno snodo cruciale della vita politica del nostro Paese: I finanziamenti-contributi del Recovery Fund, ne sono consapevoli tutti, sono un’occasione unica, storica, per modernizzare il nostro sistema produttivo, per renderlo competitivo dopo 20 anni di stagnazione e immobilismo favorendo una crescita reale attraverso una politica che privilegi le istanze delle nostre imprese.
In questa prospettiva sono da apprezzare due contributi del professor Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Quando il prof. Cassese denuncia che l’esecutivo Conte ha coinvolto le Camere in meno del 3% degli atti decisi per far fronte alla pandemia, oltreche’ una critica motivata suggerisce un metodo di lavoro alternativo. Per realizzare una unità di intenti, deve essere pienamente coinvolto proprio il Parlamento nella programmazione e nelle decisioni riguardo l’utilizzo del Recovery Fund.
Ancora, quando si denuncia l’esistenza di procedure macchinose, di tempi incerti nell’esecuzione delle opere, di complicazioni burocratiche che allungano i tempi delle decisioni e si mette il Codice degli Appalti sul banco degli accusati è utile ricordare che il Codice ha funzionato assai bene dal 2006 (anno della sua approvazione in Parlamento) al 2015.
Per disporre di norme efficienti e funzionali non serve il richiamo al “modello Genova-Ponte Morandi”, serve compiere una seria rivisitazione del Codice – come ancora una volta ha suggerito il prof. Cassese – espungendo quelle norme che, volute dall’ANAC dopo il 2015, hanno svolto un’azione impeditiva all’efficienza delle decisioni complicando nei fatti la speditezza delle procedure. Se non si ha la determinazione e la forza politica per compiere un’operazione di questo tipo, allora l’alternativa è quella di copiare il modello adottato nel 2001 dal Parlamento.
Individuati gli interventi destinati a utilizzare i finanziamenti-contributi del Next Generation Eu a quelle opere pubbliche chiaramente strategiche e solo a quelle si applicano norme speciali derivate dalla riscrittura del Codice degli Appalti come indicato più sopra.