Vigilanza privata, oggi è sciopero.

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Vigilanza privata, oggi è sciopero.

Nonostante siano passati più di 54 mesi dalla scadenza del contratto, il fatto di non aver ancora raggiunto un accordo utile per definire il rinnovo del contratto collettivo nazionale soddisfacente ha reso inevitabile la proclamazione dello sciopero nazionale per tutti gli addetti del settore della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, 70.000 in Italia dei quali 15.000 nella sola Lombardia.

Guido Murvana di Uiltucs Uil ha incontrato ieri mattina con gli altri rappresentanti sindacali il Prefetto di Varese Dario Caputo, per discutere dello stato di agitazione del settore e dei motivi che hanno portato a questo sciopero.

Uiltucs, Fisascat e Filcams hanno denunciato lo stallo delle trattative nazionali per il rinnovo del contratto, ma tutti i tentativi di raggiungere un accordo teso a migliorare le condizioni di lavoro degli operatori del settore si sono scontrate con l’ostilità delle associazioni datoriali, che hanno invocato l’alibi dell’emergenza sanitaria quale elemento di impedimento per il rinnovo, nonostante proprio durante questo drammatico momento servirebbe uno sforzo comune per garantire equilibrio sociale, un rapporto equilibrato tra stabilità occupazionale, tempo di vita e potere d’acquisto.

Questa ostilità ha ridotto il settore ad una giungla negli ultimi anni, con livelli di concorrenza degradati, appalti al ribasso, pirateria contrattuale e violazioni di norme per l’esercizio dell’attività che si scaricano sulle vite di guardie giurate e addetti alla sicurezza.

Durante questi mesi di emergenza sanitaria, la vigilanza privata è stata ed è tuttora chiamata ad uno sforzo enorme per consentire a cittadini e alle imprese di affrontare il momento con la massima sicurezza possibile: migliaia di lavoratori e lavoratrici hanno continuato ad operare nonostante il Covid-19 tutelando e permettendo l’attività di enti pubblici ed imprese private, anche lavorando spesso in precarie condizioni di sicurezza. Per parlare di società libera bisogna porre al centro il fatto che chi lavora ha dei bisogni, dei sentimenti e la necessità di avere giusti riconoscimenti che vanno tutelati.