L’addio di Busto Arsizio alla Carrà

La ditta Ibici calze noto marchio bustocco, aveva creato le calze “Modello Carrà”.

L’addio di Busto Arsizio alla Carrà
carrà

La città di Busto Arsizio apprende con dolore alla scomparsa, avvenuta ieri 5 luglio alle ore 16.20 nella sua casa romana, di Raffaella Carrà, ammalata da tempo; la nota showgirl, ballerina, cantante e conduttrice televisiva, aveva tenuto nascosta la malattia che ha consumato il suo esile fisico.
Sergio Japino, suo compagno per lungo tempo, nel dare l'annuncio assieme ai nipoti ed amici, ha commentato “è andata in un mondo migliore”.
Durante i suoi esordi in RAI, in cui fece scandalo con i suoi balletti provocanti, legò il suo nome a Busto Arsizio, in particolare alla mitica Ibici Calze, storica azienda di collant con sede nel quartiere Sant’Edoardo.
In quegli anni Busto era ancora a forte trazione tessile e sempre all’avanguardia nel settore tessile che ancora oggi resiste, se pur in modo ridimensionato, con una presenza significativa di aziende artigiane.
Alla "Raffaella nazionale", così come veniva simpaticamente definita per il suo successo, sembrava logico commissionare modelli nuovi di collant da utilizzare per i suoi balletti al noto marchio bustocco.
Ricorda Alberto Mayer, figlio dell'allora amministratore delegato Severino, l'arrivo negli uffici in via Busona della lettera autografa dalla Carrà, che chiedeva all’azienda di disegnare un modello di collant per i suoi balletti provocanti: si trattava di un innovativo collant a vita bassa così che non si potesse vedere durante le sua performance in TV.
Dopo numerosi studi ed esperimenti fu finalmente realizzato un modello innovativo battezzato “Modello Carrà”.
Il modello datato 1969/70 inizialmente creato per la Carrà, fu inizialmente esteso a tutto il corpo di ballo di Canzonissima e in seguito ebbe vita propria poichè venne commercializzato in tutto il mondo.
Il "Modello Carrà” portò fortuna e crescita alla Ibici tanto che alla fine degli anni ottanta l’azienda arrivò ad avere circa 400 dipendenti raggiungendo un fatturato di 56 milioni di lire.
La fortuna però lasciò l'azienda negli anni duemila quando, a causa anche della crisi del settore tessile, l'azienda non riuscì a rimanere sul mercato e quindi dovette chiudere battenti, vendendo nel 2010 il proprio brand al gruppo Pius di Castel Goffredo nel mantovano. 
Rimane comunque nel cuore di noi bustocchi una donna 

Ferrario Giuseppe.